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Giuseppe Guttilla
 
Pro Loco di Ciminna
C/o Museo Etnografico  – Via Roma,  90023 Ciminna (Pa)
Quadernetto n. 1 della Pro Loco di Ciminna
Quartiere Folletto e la Comunità ebraica di Ciminna

Dedico questa ricerca

 

  • Al popolo ebraico, che nel lontano 1493, a causa di due regnanti spagnoli, Isabella di Castiglia e Ferdinando V d’Aragona plagiati dal loro confessore e primo inquisitore spagnolo Thomas de Torquemada, subirono la più grande angheria che si ricordi in terra di Sicilia: l’espulsione da una terra in cui erano vissuti con i propri avi da centinaia d’anni, rovinando oltremodo ed in un solo istante parte dell’economia siciliana.

  • Ai ragazzi e studenti di Ciminna, affinché conoscano parte della storia sconosciuta della nostra Comunità e che con la loro divulgazione possa essere tramandata alle nuove generazioni.

  Giuseppe Guttilla
Quartiere Folletto e la Comunità ebraica di Ciminna

Chi non desidera visitare Venezia almeno una volta nella vita?  Tutti vorrebbe visitare la Laguna, Piazza San Marco, i vicoli stretti ed i placidi canali nei quali scorrono lentamente le gondole accompagnate dal dolce canto del gondoliere. 

Anch’ io quando ero piccolo sognavo Venezia immersa nel mare. E la sognavo piena di grida ed allegria quando nel periodo del Carnevale veniva invasa da migliaia di persone che con le loro maschere riempivano vicoli e calli.

Ho avuto la possibilità di realizzare e ripetere nel tempo questo desiderio quando durante la leva militare mi assegnarono al 114° Reggimento Fanteria “Mantova” di stanza a Tricesimo (Udine); ogni qual volta mi veniva assegnata una licenza di 2 giorni ne approfittavo per andare a Venezia.  

Scendendo dal treno per andare a Piazza San Marco mi perdevo fra quelle strette viuzze, fra i negozi pieni di souvenir, maschere carnevalesche, manufatti in vetro e lavori ad uncinetto.  

Era una città piena di vita ed invasa dai turisti, ma quando arrivava la sera lentamente si svuotava e l’aria che si respirava era intrisa di malinconia.

Vi ritornai nuovamente in occasione di un viaggio a Vienna organizzato con la Cassa Rurale di Ciminna.

Ci fermammo a Venezia per un giorno e pranzammo in una trattoria di proprietà del nipote del Cavaliere Salvatore Adamo, custode del cimitero di Ciminna.  

Molti anni dopo il destino mi riportò per l’ennesima volta in quella città dove qualcosa di veramente strano sarebbe successo.   

Erano passati parecchi anni da quella gita a Vienna, la Cassa Rurale era ormai diventata una Banca di Credito Cooperativo e da lì a poco sarebbe stata assorbita dal Credito Emiliano.

I funzionari della Banca Emiliana erano stati ospiti a Ciminna e la Dirigenza della Banca Ciminnese era stata invitata a Reggio Emilia.  

Nel nostro tragitto verso Reggio Emilia decidemmo di fermarci a Venezia che distava pochi chilometri.  

Uscendo dalla stazione in direzione Piazza San Marco, mi ricordai della trattoria del nostro compaesano. Certo erano passati 30 anni, ma la curiosità e “una certa ora” ci spinsero a cercarla. 

 In pochissimi minuti arrivammo, ma, poiché il vecchio proprietario non c’era più, riprendemmo delusi il nostro cammino verso Piazza San Marco. 

Fatti alcuni passi fui attratto da una targa muraria posta ad un incrocio che recitava: “ Qui comincia il Ghetto Ebraico, dove da sempre ha vissuto la Comunità Ebraica di Venezia”.  

Scoprimmo così una parte della città di Venezia che emanava un fascino particolare, strade pieni di negozi che vendevano prodotti di pertinenza ebraica, generi alimentari e macellerie che vendevano prodotti Kosher (non ne conoscevo allora il significato), ovvero prodotti che dovevano rispecchiare le regole che governano l’alimentazione degli ebrei osservanti.

 Alla fine entrammo in una grande piazza dove insistevano una Sinagoga, una Scuola di tradizione ebraica e soprattutto un grande Museo.

Non avrei mai immaginato di trovarmi in quel luogo. Dopo quella di Praga era la seconda Sinagoga che visitavo, ma di quel mondo conoscevo ben poco.

Espressi il desiderio di visitare quel museo convinto che avrei trovato memorie delle immani atrocità dell’olocausto, ma con mia sorpresa questo racchiudeva preziosi manufatti dell’arte sacra di rito ebraico.  

Alla fine della visita, nell’attesa di assaggiare un panino Kosher presso il bar adiacente, fui attratto da una grande esposizione di libri sulla storia e sulla tradizione ebraica. 

Fra tutti quei libri uno mi incuriosì particolarmente: “Guida all’Italia Ebraica”. Non ci pensai due volte, lo presi con impeto e maldestramente mi sfuggi dalle mani cadendo a terra con le pagine aperte verso il basso. 

Lo raccolsi, lo girai senza richiuderlo o voltare le pagine e con grandissimo stupore, alla pagina 333 leggevo testualmente: “Antiche Comunità ebraiche fra cui Ciminna”.  Non potevo non essere meravigliato ed in parte turbato da quella coincidenza. 

In quel momento iniziò il mio personale percorso di studi e conoscenze che ormai dura da 17 anni e che è costellato con mia continuo stupore da diversi incontri casuali con gente di origine ebraica. 

 Il primo incontro risale al 1985 quando conobbi un giornalista della famiglia Levi in occasione di un ulteriore viaggio a Vienna; il secondo e ben più importante incontro avvenne a New York con un’altra discendente della famiglia Levi presentatami dal mio amico Nicola Bencivenni. 

Ricordo ancora il giorno in cui la conobbi e le raccontai di quella strana iniziazione alla cultura ebraica nel Museo di Venezia, di come tutto iniziò per uno strano scherzo del destino per cui alla ricerca di una trattoria mi ritrovai invece con in mano un libro che parlava dell’ebraismo nel mio piccolo paesino della Sicilia.  

Ad aggiungere ulteriore fascino a quel racconto fu proprio lei che mi attenzionò un altro evento particolare: la pagina che mi si era mostrata era la 333.  Mi disse “Tre volte tre!” Tu non sai la fortuna che ti è stata concessa, sei un prescelto, studia attentamente la Kabbala”. 

Rientrato a Ciminna mi misi all’opera e cominciai ad effettuare delle ricerche. Fu così che scoprii che a Ciminna aveva realmente vissuto una Comunità Ebraica, con regole proprie gestite da un Consiglio di Proti e che vi era una Sinagoga (l’attuale Chiesa di San Giacomo, con accluso matroneo) che fungeva anche da scuola e si celebravano i matrimoni redigendo il Ketubah (contratto di matrimonio in lingua ebraica) che veniva tradotto e registrato in siciliano da un notaio.  

Tale comunità visse pacificamente a Ciminna fino al 1493 quando la Regina Isabella di Spagna emanò l’editto di espulsione di tutti gli Ebrei dalla Sicilia, creando così uno dei più grandi disastri economici di questa Isola.  

Gli ebrei infatti oltre a pagare la Gesia (3) alla casa regia, pagavano anche le tasse ai Signori del luogo; erano i migliori artigiani del ferro e del legno di quell’epoca, i soli capaci di conciare le pelli (Vicolo Conceria), dipingere la lana (Vicolo Pintura) e sopratutto cardare la lana, operazione che in gergo si dice follatura e che diede il nome al quartiere ebraico di Ciminna (Folletto).  

Inoltre grazie agli Ebrei presenti fin dal 13° secolo, Ciminna ebbe l’onore di avere il primo vero Medico, certo Maestro Maseni De Fariono, un Ebreo di Sciacca che con decreto reale di Re Martino, prese servizio a Ciminna il 6 giugno 1373. (1) 

Così come la storia ci racconterà in altri momenti storici anche a Ciminna la Comunità ebraica fu vittima di un gravissimo torto. Il Barone di Ciminna, in segno di sudditanza nei confronti dei regnanti spagnoli imprigionò nelle celle sotterranee del carcere del Castello di Ciminna molti ebrei, compresi le donne e i bambini. 

 Fu solo grazie all’intervento del Vicerè Acugna (2) che da Messina mandò il suo emissario - Pietro De Asprea che gli ebrei furono liberati. Tutte le proprietà della comunità ebraica furono vendute e gli ebrei di Ciminna, con a seguito solo gli indumenti, alcune coperte, del vettovagliamento ed i gioielli (paramenti sacri della Sinagoga), furono accompagnati a Messina da cui poi partirono per sempre senza farvi più ritorno.

 
Quanti furono gli ebrei vissuti a Ciminna?

Il Dr. Vito Graziano, nel suo libro “Storie e Memorie di Ciminna” afferma che verosimilmente erano circa 500, adducendo al fatto che gli ebrei che vivevano a quel'epoca in Sicilia era il 10% della popolazione totale e Ciminna allora aveva una popolazione di 5.000 abitanti.

Parlandone con l’arch. Arturo Anselmo e con il Geom. Giuseppe Cusmano, sulla stregua del Documento relativo alla Gesia (3), che riporta il numero 9 fochi ovvero 9 casate ebraiche formate da 6/7 persone ciascuna il numero totale di abitanti scenderebbe a 50/60 presenze. 

Su quest’ultima statistica ho dei dubbi in quanto un numero così esiguo di ebrei non avrebbe né consentito di avere una Sinagoga, né di costituire annualmente il Consiglio dei Proti formato da 12 elementi che non potevano essere eletti per 2 anni consecutivi.  

Sulla stregua di tali constatazioni, mi sono informato con esperti del settore che mi hanno comunicato che l’editto sulla Gesia (3) faceva riferimento alle case ebraiche intese per casate e formate quindi da un numero superiore di persone, visto che un casato era formato in genere da 2 nonni, 4/5 figli con moglie e progenie, che se non sposati ammontavano a circa 26 persone.  

Sulla base di questo documento ufficiale (3) si può ipotizzare un numero complessivo che si avvicina molto alla metà fra le due ipotesi precedenti e quindi 234/250 presenze.  

La Gesia pagata ogni anno era 9 tarì, un tarì per casata.  

Sulla diaspora della Comunità ebraica di Ciminna non si hanno dati e pertanto sarebbe opportuno fare una ricerca per scoprire dove la stessa si trasferì Le ipotesi più verosimili sono:

Roma dove nacque in quel periodo una scuola ebraica di rito siciliano;

Le isole greche dove esistono scuole ebraiche di rito sefardita, praticato dagli ebrei siciliani;  

L’Egitto dove in diverse Sinagoghe si studiano testi sacri scritti in Sicilia;

Istanbul perché ancora oggi insistono ebrei dai nomi ebraici di quell’epoca. 

Quello che c’è di certo è che durante l’espulsione degli ebrei dalla Sicilia, la regina Isabella emanò pure un editto che avrebbe consentito agli ebrei che si convertivano al cattolicesimo di rimanere nell’isola. (3) 

I convertiti venivano chiamati “Marrani” che in spagnolo significa porco.   

Molti ebrei per non essere messi alla gogna si spostarono fra i paesi che avevano avuto Comunità ebraiche cambiando il proprio nome, spesso adottando quello del paese di provenienza (es.: gli ebrei che migravano da Ciminna avrebbero adottato il cognome Ciminna).  

Moltissimi Marrani continuavano a professare il loro culto in privato, regola prevedeva che le donne si recassero ad  un ruscello in cui scorresse acqua da sorgiva per potersi purificare durante il ciclo mestruale in apposite vasche di purificazione.

Non sappiamo se a Ciminna ci furono dei casi di Marranesimo, ma quello che è certo che esiste un luogo che si chiama “Marrana” dove scorre un ruscello con acqua che ha origine da una sorgiva, tuttavia coloro che si convertirono, poterono continuare a frequentare la vecchia Sinagoga, trasformata in piccola Chiesa dedicata a San Giacomo, Santo considerato il padre comune delle due religioni (cristiana ed ebraica).  

Il quartiere “Folletto” dove vissero gli Ebrei, con la propria Sinagoga, con i loro amministratori, detti Proti, nel tempo non ha subito sostanziali cambiamenti ed  è rimasto tale fino al  15° secolo.  

Negli anni tale quartiere è andato in rovina ed ancora oggi la situazione rimane in stato di totale abbandono.  

Quanto scritto sembra un racconto, ma è una storia vera quella degli ebrei che furono obbligati ad andarsene per sempre dalla nostra isola: la Sicilia.

In qualità di Presidente della Pro Loco di Ciminna, ho voluto scrivere questa storia perché i ragazzi di Ciminna la conoscano e con lo scopo di:

Insegnare agli stessi la grande storia della loro terra;

Far sì che proprio loro la trasferiscano ad altri, per evitare che il nostro passato cada nell’oblio;

Infine, passare la palla ai nostri Amministratori locali, auspicando che si facciano carico del restauro e del decoro di quei luoghi, collocando magari una grande targa, a ricordo di una Comunità ebraica ritrovata, per caso, in un libro a pag. 333.

Documenti

Documento n. 1

 

Catania, 6 giugno 1373,

 

- Maestro Maseni De Fariono di Sciacca, giudeo fisico approvato da Maestro Raimondo fisico della R. Casa, ottiene la licenza di esercitare la fisica medicina in tutto il Regno.

Scriptum est per patentes universis officialibus in totam siciliam constitutis et costituendis, ac personis alijs presentes litteras inspecturi fidelibus suis etc. Presens nuper in curia nostra magister matheus sadicus physicus. Camere nostre servus maiestati nostre humiliter supplicavit. Ut cum ipse sit sufficiente t expertus in arte phisice. Licenziam praticandi per totam siciliam impertiri nostra serenitas dignaretur. Qua supplicacione per nos clementer admissa. Quia dictum magistrum matheum esse sufficiente et expertum in arte predicta ex tenore cuiusdam responsalis cedule magistri Maseni de Farione phisici medici familiari set fidelis nostri nobili. Propterea misse. Quam in archivio eiusdem prothonotarij officij mandavimus et fecimus conservari. Eidem curie nostre clare liquet. Eidem magistro Maseni recepto prius a beo fidelitas et ipsius pratice bene. Legaliter et fideliter exrcende secundum legem mosaica corporali et debito juramento praticandi per totam siciliam in arte predicta licenzia duximus concedendam. Quaprocter fidelitati vestre mandamus quatenus predictum magistrum Maseni praticare in arte predicta physice ubique per totam siciliam de cetero. Auctoritate presincium permietatis. Datum 6.6.1373 -

Prot. Vol. 2, pag. 349.

 

Documento n. 2

 

Messina, 17/8/1492, Ind. X – Prot. vol 145, pag 102.

 

- Ferdinandus atc.  Vicerex etc.Nobili Pietro D’Asprea regio algorizio fideli dilecto salutem. Fuit nobis porrecta supplicacio tenoris seguenti. Illustri Signuria da parti di la Iudeca et Iudei di la terra di Chiminna. Cum sit lu magnificu Baruni di la dicta terra senza causa alcuna li havi carcerato et chiususi li porti di li casi et falli andari morti di fame et di siti chi è cosa miserrima ad viriri et non voli abbedire provisione alcuna di li dicti Iudei primo pejus chi quisti iorni passati per aviri portatu una littera di Vostra Illustre Signuria uno Iudeo di la ditta terra nominato Xanino Ammara indirizzata ad uno algori zio contra li officiali carcerau a lu dicto Iudeo at ali altri indebitamenti li vexa at halli livata tutta la roba et partutola per li soi officiali stracciandoli in diverse modi di maniera che li poviri Iudei masculi et fimmini si morino di fami et in miseria et in carceri cridino quisto non procedi di menti di Vostra Illustri Signoria giustissima. Pertanto supplicano quilla li plaza ordinari et cumandari chi vaya uno commissario oy porteri di vostra Illustri Signuria in la dicta terra et provixa di ex carcerazioni di li ditti Iudei et chi ipsi Iudei masculi pichuli et grandi cum loro beni mobili si pozano partiri et viniri in quista chitati una cum lo dicto officiali precedente inventario et chi si vindano li stabili di lu prezo di chilli sia portato in quista chitati per lo dicto officiali et conignato ad cui ordinari vostra Illustri Signoria presertim cum li beni et ioyi di la mischita et ancora lu prezu di lu locu di la muschita ut altissimus etc. Castellanus secretarius. Qua supplicacacione admissa eam decretavimus ut infra Messane die XIII augusti X indicionis 1492. Ex parte illustris domini viceregis placet illustri domino viceregi quo disti Iudei cum eorum bonis et pecunia veniant in hac civitate sub custodia officialis dummodo quod litere fiant giustificate sub visione unius magnifico  indicum magne regie curie regij fisci patroni. Iulianus castellanus secretarius. Idcirco cum deliberazione ipso rum magnifico rum regio rum consiliarionum providimus vobisque dicimus commictimus et expresse mandamus vi digiate personali menti conferiri in la dicta terra di Chiminna et quo opus fuerit digiati pro iusticia providiri ali excarceracioni di licti Iudei carcerati et indi tucti loro beni mobili argento dinari oru etaltri cosi coram testitub farini puplico inventario. Et farili quilli imballari et ancora farriti vindiri li beni stabili et lu prezo di quilli una cum li contracti di li vindicioni portariti et consigniriti a lu magnificu regio tesorieri in quista citati nomine regie curie, portando cum vui eciam in quista citati tucti Iudeimasculi et fimmini picholi et grandi et lianimali loro et si forte si trovirannu credituri in alcuna cosa tali debiti exigiriti et portiriti in lo dicto inventario et portiriti ut supra. Et si alcuno pretendessi assiri credituri di li dicti Iudei inalcuna cosa, compara innanti nui et sarra provisto de iusticia ca nui in vim presencium vindi dami omnimoda potestati et sufficientipotestati cum suis dependentibus emergenti bus et connexis. Et di vostri iurnati dun in his ligitime vacaveritis vi paghi riti supra li beni di quilli ad peticioni di cui legitimamenti vachi riti. Et comandamu ad tucti et singoli officiali di olo regnu presertim a lo prefato magnifico baroni et soi officiali chi in la execucione di la presenti vi digiamo assistiri et obediri et prestarivi loro ayuto brachio et faguri oportuno et necessario tucti fiati et quando per vui saranno riquesti maxime chi li dicti Iudei stanno sutta la salva guardia regia, quardandosi farindi lu cuntrario sub pena di fiorini mille regio fisico applicandi. Dat. In nobili civitate messane die XVII augusti X indicionis 1492. Et portiriti a lo dicto magnifico tesorieri eciam la copia di tucti li inventari jet portativi in et circa predicta taliter chi contra di cui non sia locu di iusta querela. Dat. Messane ut supra. Ferdinando Dacugna.

 

 

Dominus vicerex mandavit mihi 

Iuliano castellano facto verbo

de consilio et visa per Ioannem

Aloysium thesaurarium et Philippus

de Perdicario regij fisci patronum.

R. Protonotaro, Vol. 145, pag. 102

 

Documento n. 3

 

Messina 5 giugno 1492, Ind X.

 

Il Vicerè Ferrando de Acugna commette a Michele la Bruna di recarsi in alcune terre di Sicilia per esigere tarì uno da ogni casa giudaica, conforme alla deliberazione presa dagli ambasciatori delle giudaiche siciliane riuniti a Messina.

Ferdinandus etc.

Vicerex etc. Michaele la Bruna porterio magne regie curie fideli regio nostro salutem. Perochi trovandosi in quista nobili citati la mayuri parti di li ambasciaturi di li Iudechi di quisto regno havendosi congregato cum vostra licenzia fra loru conclusiru chi per peneficio universali di li iudechi pedicti si divissero exigiri tarì una per dasa di chasquiduna Iudeca. Et tali dinari rescossi divirisi depositari in potiri di li servi di la reggia cammara musi et aron compagna patri et figlo Iudey di quista prefata nobili citati per manu di li quali si hanno di spendiri et distribuire dicti dinari. Et per riscotiri tali dinari ad loro supplicacioni havimo provisto et cussi tenore presentium vi dicimo et comandami chi conferendovi per li citati et terri et lochi contenti al vostru memoriali lu quale è statu consegnato per li dicti Iudey diginti cum tucta diligencia et sollecitudini rescotiri li dinari predicti et quilli per vui rescossi digiati in vostru redditu consignari ali dicti muxa et aron compagna. La quali summa al dicto vostro memoriali contenta e ut infra vide licet.

A Judoyca terre Ciminne     Unc. 0  Tarì  9

Et dum in premissis legitime vacaveritis di vostri iurnati vi farriti pagari di Iudeca in Iudeca cecundu havirit accordato cum li ambasciaturi di li dicti Iudechi. Comandandu a tutti et singuli officiali di lu regno chi in premissorum omnium exesucione vi digiano absistiri et obediri et prestarivi omnia ayutu brachiu et favuri haviriti necessariu. Et similmenti vi comandamo chi digiati presentarci ali officiali di li terri supradicti li previsioni et salvaguardij li quali havimo facto ali dicti iudey. Et caveant a contrario per quanto gracia regia eis cara est et in la pena di fiorini mille regio fisco applicandi desiderano non incurriri. Dat. In nobili civitate Messana 5 giugno 1492 – X Ind.. Fernando de Acugna.

 

Dominus vicerex mandaviti mihi

Antonio Sollim Iocumtenenti

Et Magistro notario in officio

Prothonotarij et vidit eam        

Thesaurarius.

R. Cancelelria, Vol 180 – pag. 193.  R. Patrimonio, Vol 177, pag 183.

Cognomi  ebraici  ricorrenti  nella  comunità  ciminnese

 

  • Alba

  • Amato

  • Basilea

  • Bondì

  • Calderone

  • Cassata

  • Di Falco

  • Graziano

  • Leone

  • Mondovì

  • Serravalle

I Gioielli Ebraici

ovvero i paramenti che gli ebrei detenevano in casa e nella Sinagoga

 

Menorah, ovvero Candeliere a sette fiamme.

E’ una lampada ad olio a sette bracci che nell’antichità veniva acceso nel Tempio di Gerusalemme.

 

Annukkah, ovvero Candeliere a nove fiamme.

È una lampada a nove braccia che viene utilizzata nella festa delle luci o della consacrazione del Tempio Santo (2° Tempio)

Festa che dura 8 giorni e viene acceso dietro una finestra di ogni casa Ebraica.

 

Efod.

Vestiario e paramento ufficiale dei sacerdoti ebrei.

 

Haggadah, ovvero Haggadah di Pesak.

È un libro che narra la liberazione dalla schiavitù degli ebrei, che viene letto nelle due sere in cui in cui si celebra la cena del Sedar.

 

Mezuzaz.

È un oggetto rituale ebraico, consistente in un contenitore che racchiude una pergamena su cui sono stilati i passi della Torah, corrispondenti alle prime due parti dello Shema, preghiera fondamentale della religione ebraica. Viene collocato nello stipite della porta a destra di chi entra, a circa due terzi dell’altezza dell’anta. E’ usanza per chi entra in una casa ebraica, toccare il mezuzah con due dita e baciare successivamente le stessa in segno di rispetto per i passi della Torah contenuti all’interno.

 

Shofar.

È un piccolo corno di montone, utilizzato come strumento musicale utilizzato durante alcune funzioni religiose: Rosh HaShiana, ovvero il capodanno ebraico a cui si fa riferimento per il calcolo dell’anno sabatico e del giubileo e Yommi Kippur, ricorrenza della religione ebraica che celebra l’espiazione.

 

Tallit katan, ovvero sciallo della preghiera.

È un indumento del rituale ebraico, che consiste in un telo rettangolare più o meno decorato ma dotato obbligatoriamente di  frange agli angoli e ai lati più corti.

 

Tefillin , ovvero Filatteri .

Sono una serie di piccole scatole di colore nero contenenti rotoli di pergamena iscritti  con versetti del Torah che vengono  indossati dagli ebrei durante le preghiere del mattino dei giorni feriali.

 

Torah.

Parola ebraica il cui significato indica i primi cinque libri del pentateuco ed indica anche tutto l’insegnamento elle leggi ebraiche siano esse scritte od orali. E’ il documento primario dell’ebraismo ed è la fonte dei 613 Mitzvot (precetti) e della maggior parte della sua scrittura etica.

Secondo la Ghimatriah, ovvero il sistema ebraico di numerologia che studia le parole scritte in lingua ebraica e ne assegna i valori numerici, la parola ebraica Torah presenta un valore numerico 611 al quale si aggiungono i primi due comandamenti formando cosi il numero 613 (Mitzvot).

 

Tzitizit.

Frange di cordoncino annodate ed attaccate ai quattro angoli del Tallit.

 

Yad.

E’ un puntatore rappresentato da un pennino speciale con alla punta  una mano con l’indice aperto ed è usato per la lettura pubblica del testo della Torah. Durante la lettura in Sinagoga, il lettore sta sul lato destro, il “Chiamato” sta al centro ed il Segan, ovvero il rappresentante della congregazione, sta sul lato sinistro. Il Segan usa lo Yad per puntare il testo che il lettore deve leggere.

 
Giuseppe Guttilla
Poesia dialettale Ciminna Salemi

Con molta probabilità la versione di Salemi deriva da quella di Ciminna, visto che con il “Marranesimo”, per non ricevere ulteriori soprusi, gli ebrei che si convertivano si trasferivano in altri Centri in cui cambiando nome non venivano disturbati.

Salemi che proviene da Jeru-salem, con una grandissima Comunità ebraica, al tempo del decreto di Acunhia (Vicerè della Regina Isabella – la cattolica) era governata dai Gesuiti.

Questi, non potendosi disfare di tutta la loro manodopera, fecero convertire quasi tutta la Comunità ebraica.

A Ciminna che deriva da Shoemin, non successe. Anzi Acunhia fu costretto ad intervenire per fare liberare tutti gli Ebrei che il signore delle terre di Ciminna, per farsi bello con gli spagnoli li aveva incarcerati.

Tuttavia, sicuramente di conversioni ce ne furono. So di documenti dell’archivio della Madre Chiesa di Ciminna di donazioni fatti dalla Chiesa a favore di conversi indigenti.

Inoltre a Ciminna, insiste un torrente che sgorga da acque pure di sorgiva, verosimilmente utilizzate dalle donne convertite che di nascosto andavano a fare il bagno sacro, durante il loro ciclo mestruale.

Buona lettura.

Giuseppe Guttilla

Poesia dialettale di Ciminna 

 

Nmenzu di chisti tri petri di issu,

nun ci sia nuddu chi ci vegna a spassu,

ca l’acqua chi nutrisci iddu stissu (il gesso),

è tossicu, vilenu, feli e tassu,

Ciminna addivintau vucca d’abissu,

latri e traritura c’è ad ogni passu,

e Giuda lassau dittu iddu stissu:

a tia, Ciminna lu miu uffiziu lassu.

Versione di Salemi

 

Supra sti quattru timpuna di issu,

Chistu e Salemi, passaci arrassu,

sunnu nimici di lu Crucifissu,

e amici d’Erode e Caifassu,

O cari amici, nun ci viniti spissu,

ca sunnu chini di vilenu e tassu,

E Giuda lassau dittu iddu stissu:

Salemi, lu me uffizio iu ti lassu.

Entrambi i paesi avevano una comunità giudaica ed in entrambi insistono parecchi cognomi di origine ebraica sefardita