Durante
l’espansionismo islamico, San Longino (1) che si trovava in Terra
Santa, oggi Israele / Palestina, volle preservare il Sacro Corpo
della Madre di Maria dalla profanazione affidandolo alle cure dei
cristiani che qualche secolo dopo lo portarono presso i Carmelitani
e poi in Francia, dove fu accolto nella Cattedrale di Apt (2)
dedicata alla stessa Santa.
Passarono gli
anni e venne il tempo delle persecuzioni di Marco Aurelio (3) che
costrinsero il vescovo di Apt a nascondere il Sacro Corpo che
sicuramente sarebbe stato profanato; così fece scavare una nicchia
nel muro della Cattedrale e la seppellì in una bara di cipresso.
Prima di murare la celletta, per pietà e per rispetto, accese un
lumino sapendo che esaurendo l’ossigeno lo stesso si sarebbe
spento.
Passarono 630
anni, quando l’Imperatore Carlo Magno si trovò a passare dalla
città di Apt, era il tempo in cui si combattevano gli eretici. In
quei giorni si festeggiava la festa del ringraziamento ed un muto,
durante la Santa Messa, d’improvviso, cominciò ad urlare ed indicò
con insistenza un muro della Cattedrale. Si comprese subito che li
si doveva scavare e così fu fatto…..improvvisamente si scorse un
bagliore sospetto……..un lumino acceso. Era il lumino che Auspicio
aveva acceso 630 anni prima nel momento in cui murò la celletta.
La bara fu aperta
ed apparve il Sacro Corpo con una targhetta d’argento sul capo che
recitava in lingua greca “ Il Cranio di Sant’Anna la Madre della
Madre di Dio”.
Accorsero quindi
tutti i nobili della zona e tutti decisero di dividersi l’intero
corpo per farne importantissime reliquie.
Guglielmo II° di
Ventimiglia (4) il più importante fra i nobili, chiese ed ottenne la
maggior parte dei “frammenti” del cranio ( parte anteriore del
teschio, fronte e mandibola superiore più qualche altro frammento).
In cambio cedette alla Chiesa tutti i suoi possedimenti esistenti
nell’attuale Regione Francese della Lorena. Le rimanenti parte del
teschio, rimasero per un periodo in Francia, ma poi si dispersero in
tutta Europa.
Il Ventimiglia,
fece sostituire col bronzo le parti del teschio mancanti e da quel
momento divennero le Reliquie del Sacro Teschio col nome di “ Sacro
Teschio di Sant’ Anna”.
Salito sul trono
Federico II° (5) Imperatore del Sacro Romano Impero, decise di
combinare il matrimonio tra Arrigo Ventimiglia (residente ancora in
Francia e l’Italia del Nord) e Isabella Contessa di Geraci Sicula.
Il matrimonio avvenne ed il Ventimiglia si trasferì in Sicilia
conducendo con se la Sacra Reliquia; prima a Palermo e
successivamente a Geraci collocando il Sacro Teschio di Sant’ Anna
nel Castello di Geraci.
Siamo alla fine
del mille e trecento, e la Sacra Reliquia rimase a Geraci per circa
2 secoli. Tuttavia, la tradizione vuole che gli abitanti di Geraci
adoravano la Santa si, ma in modo blando (il vocabolo tramandato è
malamente che racchiude diverse sfumature e significato).
Nel 1454, il
Conte Giovanni I° Ventimiglia decise di trasferire l’intera Corte al
più grande Castello di Castelbuono, terminato circa 130 anni prima,
ed ivi trasferì anche il Sacro Capo di Sant’ Anna. Il popolo
accolse la reliquia con somma fede. I Catelbuonesi riversarono la
loro devozione nella Santa soprattutto perché era la Madre di Maria
a cui l’intera cittadina è legata particolarmente sin da quei
tempi.
Sant’ Anna
ricambiò la loro fede con molteplici miracoli
alcuni dei quali molto particolari come il miracolo del fuoco. Si
narra infatti che il paese fosse devastato da un incendio che
avanzava rapidamente ed impossibile da spegnere con i soli secchi
d’acqua. I castelbuonesi dunque andarono incontro alle fiamme con la
reliquia a loro seguito e durante il suo passaggio, le fiamme si
spensero rinfrancando le anime afflitte dei cittadini.
Ma un brutto
giorno, il 25 luglio 1603, una terribile notizia scosse il popolo di
Castelbuono, quel giorno infatti, il Marchese Giovanni III°
Ventimiglia era arrivato nel paese per dare inizio ai solenni
festeggiamenti e conduceva al maniero un seguito di nobili. Giunta
l’ora di esporre il Sacro Teschio, il Marchese si apprestò ad
aprire il cofanetto in cui era custodita la Sacra Reliquia, ma……..la
Stessa era sparita.
anche se il buon
Marchese cercò di nascondere l’accaduto, il popolo capì
cosa era successo
e divenne triste. Le campane suonarono a morte.
Si tramanda che
furono persino esposti in tutti i balconi delle manti nere a segno
di lutto.
A quel punto, il
Marchese cominciò immediatamente la ricerca del Teschio e subito si
capì che a rubare la Sacra Reliquia fu Fra Giovanni da Tusa. Quest’uomo
di Convento era stato anzitempo arrestato e posto nelle carceri del
Castello. Tuttavia a Fra Giovanni per intercessione del Padre
Provinciale gli era stato concesso di vagare libero per il
maniero. Fece amicizia con il Cappellano e n’ebbe le chiavi della
cappella dedicata alla Santa, successivamente si finse pazzo e la
sua pazzia durò a lungo tanto che la sua presenza suscitava l’ironia
del castellani. Un giorno però sparì e nessuno diede peso alla sua
fuga.
Dopo il furto, il
Marchese cercò Fra Giovanni in tutta la Sicilia e lo ritrovò dopo
qualche tempo in un Convento di Messina, ma morente e prima di
spirare pronunciò al Marchese una sola frase (Santa Lucia) e spirò.
Tornato allegro a
Castelbuono il Buon Marchese fece rovistare completamente la
contrada che porta quel nome, compreso una piccola Chiesa di
campagna ancora esistente, ma niente…..non fu trovato niente.
Nel 1610 il
Marchese chiese alla Santa Sede un’altra reliquia di Sant’Anna, ma
Fra Francesco un virtuoso cappuccino, confortandolo, gli preannunciò
che il ritrovamento del Santo Cranio sarebbe avvenuto molto presto.
Dopo qualche
anno, lo stesso Fra Francesco discorrendo con la Contessa
Ventimiglia le disse: Eccellentissima, state in allegria che la
ritroverete ed abbiate cura di custodirla come un prezioso tesoro.
Ma io non potrò goderne la vista perché quando sarà nelle vostre
mani non sarò più vivo. Era il mese di dicembre 1614. Dopo poche
settimane muore Fra Francesco e la profezia si avvera. Il 22 Gennaio
1615, nel Convento di Santa Lucia del Borgo di Palermo un Frate
zoppo dalla nascita stava zappando l’orto quando improvvisamente
colpì una cassa sotterrata ed apertala vide un cranio. Il povero
Frate penso che fosse saraceno e lo prese per dargli un’altra
sepoltura. Ma appena ebbe fra le mani quella preziosa Reliquia guarì
dalla sua infermità. Lo stesso legno della cassa che era stato in
contatto con il cranio si dimostrò miracoloso, infatti prima spense
le fiamme tra cui era stato buttato (le fiamme s’allontanarono
crepitando) poi guarì diversi ammalati tra cui un Monaco afflitto
dalle piaghe.
Il Cranio fu
subito portato dall’Inquisitore che in quel tempo era un certo
Roxas, ma nessuno dei presenti riuscì a decifrare le lettere greche.
Venne così chiamato il colto Abate di Santo Spirito (sempre a
Palermo) il quale capì il significato di quelle lettere ma essendo
intimo amico dei Ventimiglia, ingannò l’Inquisitore finse di non
comprendere e si licenziò.
Il furbo Abate,
si recò immediatamente al Castello di Ciminna ove risiedeva il
Marchese Giovanni III° Ventimiglia figlio di Maria Ventimiglia e
Simone Ventimiglia e gli comunicò l’accaduto. Il marchese Giovanni,
prontamente prese con se 200 cavalieri e li condusse sino alle porte
di Palermo, ivi giunto per non destare sospetti, fece entrare i
cavalieri a gruppi sparsi dalle diverse porte
di ingresso e diede appuntamento davanti il Palazzo dei Roxas. I
cavalieri giunti al palazzo lo circondarono, il Marchese Giovanni
intimò l’inquisitore di restituirgli la Sacra Reliquia ed al rifiuto
dell’inquisitore lo stesso minacciò di fare abbattere il palazzo. Si
racconta che a quel punto uscì la moglie dell’inquisitore e pregò
il marito di aderire alla richiesta del Marchese, cosa che fu fatta
e con la Sacra Reliquia avvolto in un manto il Marchese con le
gote irrigate dall’emozione ed i suoi cavalieri senza colpo ferire
rientrarono a Ciminna. Tuttavia, per il trambusto causato
dall’invasione del palazzo a Palermo, l’esercito regio di Palermo
cercò di attaccare il Marchese Giovanni, ma Sant’ Anna ansiosa di
tornare al paese a Lei votato fece un grande miracolo: Il cielo
tutto ad un tratto si oscurò, tuoni, fulmini, saette e scrosciosa
pioggia si abbatterono contro l’esercito regio che impaurito
rientrò nella loro caserma, mentre il
Marchese ed i suoi cavalieri all’asciutto poterono rientrare al
Castello di Ciminna.
La Sacra Reliquia di Sant’Anna rimase in Ciminna per circa una
settimana; il tempo necessario al Marchese per organizzare un
pellegrinaggio per il trasferimento definitivo al Castello di
Castelbuono.
Molti
Ambasciatori di tutte le città che avrebbe attraversato, inviarono
a Ciminna scorte di messi affinché al suo passaggio si onorasse la
Sacra Reliquia di Sant’ Anna. Grandi furono i festeggiamenti al
passaggio del corteo e tutti i nobili di ogni paese si unirono al
corteo. Tra tutti i paesi si ricorda la festa della città di Termini
che durò ben 7 giorni con colpi di cannone, musica e mortaretti. Il
Corteo giunse a Castelbuono dopo 9 giorni.
Giunto nei pressi
del paese, gli si parò davanti una scena emozionante, infatti saputo
dell’arrivo della reliquia, i cittadini vi andarono incontro e si
fecero trovare tutti a faccia a terra. Il Marchese spronò allora il
cavallo e preso in mano il Teschio lo mostrò ai cittadini che si
sciolsero nel tradizionale “evviva Evviva a Matri Sant’ Anna”.
Il Marchese
parlò così interrotto dall’emozione (su fedelissimi vassalli, figli
del mio sincero e cordiale affetto – congaudete mecum congratula
mini mihi quia inveni dracma, quam perierat “congratulatevi con me
e gioite con me perché ritrovai la reliquia-dracma per la famosa
parabola evangelica, che era perduta”). Eccovi qui il perduto si, ma
poco fa ritrovato tesoro. Eccovi la Nonna del Vostro e mio comune
redentore. Eccovi la Vostra singolar Patrona e Protettrice, la
quale si è compiaciuta venir di nuovo ad abitar fra voi. Non più
lacrime per l’innanzi di mestizia e di dolori, ma d’allegria di
gaudio e sommo giubilo. Allegrezza, allegrezza: giacché per
l’avvenire avrete ed avremo tutti a chi nei correnti bisogni
ricorrere; ne sarà scarsa colei in far delle grazie, che fu
Genitrice della Madre di ogni grazia. Orsù giacche il gaudio è
comune, e l’utilità che speriamo universale. Si faccia finalmente
ingresso nella fortunata città con applausi comuni. Risposero i
cittadini:
Tanto si farà (fararsi)
e riprese il Marchese: Viva dunque la gloriosa Madre Sant’ Anna ed
il popolo rispose in ultimo: Viva, viva in sempre eterno (empiterno)
la Madre Maria e la Nonna di Gesù nostra avvocata Sant’ Anna.
Il teschio fu
condotto all’eremitaggio della Madonna del Parto dove era custodito
il corpo di San Guglielmo (Beato Guglielmo da Polizzi) in attesa
che si organizzasse la festa. L’enorme corteo ospitò anche i
penitenti. Vuole la tradizione che il Marchese Giovanni ormai
scottato, prese il Teschio in segreto e lo portò al maniero dove la
conservò. Si costituì un comitato a cui presenziarono gli stessi
Marchesi che pagarono l’intera festa. Furono istituiti 11 giorni di
festa, nove in ricordo del pellegrinaggio e due di festa solenne. I
festeggiamenti cominciarono nel mese di settembre, con corse di
cavalli, giochi artificiali e musica e fu fatta anche una
lunghissima processione a cui presero parte tutte le confraternite
con il fercolo (vara) dei rispettivi Santi, tutto il clero, due
vescovi, quattro Abati mitrati fra cui quello di Santo Spirito,
Nobili, Magistrati e tutto il popolo. Vennero eletti archi trionfali
e superbi altari, vennero esposti preziosi ammanti e le Chiese
furono tutte ornate di ori e d’argenti. La processione entrò in
tutte le Chiese e passò per la maggior parte delle strade. Ad ogni
cantone si spararono mortaretti e tutte le campane suonarono a festa
per tutto il percorso mentre il popolo acclamava ad ogni stante
“Viva, viva a Matri Sant’ Anna”. Appena la reliquia arrivo al
castello una salva di maschioni comunicò ufficialmente il ritorno
della Santa Reliquia.
La reliquia
entrò, ma il popolo non era ancora soddisfatto e così fu disposto
che la Sacra Reliquia si affacciasse un’ultima volta per una
solenne benedizione. Infine nella stessa sera Sant’Anna fu eletta
Patrona di Castelbuono.
Ma le perizie non
hanno termine, infatti altri due tentati furti s’ebbero nel
novecento.
Durante la
seconda guerra mondiale i francesi volevano impossessarsi della
Sacra Reliquia, aprirono la porta ed estrassero la stessa…..ma
appena usciti dalla cappella, giunti alle scale, la Reliquia divenne
pesantissima. Loro scendevano le scale e la reliquia diventava
sempre più pesante finché il peso divenne insostenibile per cui i
francesi impauriti fuggirono. La Reliquia fu ricondotta nella
cappella dai castelbuonesi senza alcuna fatica.
Lo stesso fecero
gli americani che cercarono di impossessarsi della reliquia ma
appena la reliquia varcò l’uscio della cappella……tutte le campane si
misero a suonare ed i castelbuonesi accorsero in suo aiuto e si
racconta che i gradini mentre i soldati americani scendevano, gli
stessi diventavano più lunghi. Appena la gente accorse, mise in
fuga gli americani e ricondusse la reliquia dentro la cappella.
Oggi riposa
definitivamente nella cappella palatina del Castello di Castelbuono
ed i festeggiamenti annuali si svolgono dal 17 al 27 luglio.
Per chi volesse
approfondire l’argomento si consiglia la seguente bibliografia.
(1) San
Longino, il soldato romano che con la sua lancia trafisse il costato
di Gesù Crocifisso e che secondo la tradizione si racconta che la
linfa che defluì dal suo fianco divino lo guarì da una infermità
oculare e lo convertì al cristianesimo.
(2) Apt –
Cattedrale di Apt dedicata a Sant’ Anna e dove sono conservate
Altre reliquie
della Santa – si trova in Provence (Francia).
(3)
Persecuzioni di Marco Aurelio – attorno al 150 d.c.
(4) Guglielmo
II° Ventimiglia nato nel 1250. Conte di ventimiglia Ligure, Lozane e
delle Alpi Marittime.
(5) Federico
II° meglio conosciuto come “Stupor Mundi”. |