Figlio di
Giuseppa e Pietro Canzonieri, nacque a Ciminna il 26 aprile 1673. di
famiglia agiata ebbe un solo fratello di nome Antonio che esercitò
sempre in Ciminna, fino a 40 anni la professione di Notaio.
Antonino pur
potendo vivere nell’agiatezza, preferì stabilirsi a Palermo, ove
esercitò la professione di Procuratore Legale. Egli fu anche
filosofo e teologo, e sebbene non si trovano tracce scritte intorno
alle sue opinioni scientifiche, tuttavia dalle eresie che gli furono
imputate dall’Inquisizione e dal grande numero di Teologi
predicatori e Maestri di spirito incaricati di convertirlo, si può
affermare che il Canzonieri doveva possedere grande cultura e
padronanza nell’argomentare le sue opinioni.
Il 5 febbraio
1723 egli fu carcerato per ordine del Tribunale d’Inquisizione,
perché era solito negare il precetto pasquale, negava l’esistenza
degli spiriti, dei miracoli e dei sacramenti, e credeva che il cielo
e la terra, fossero opera della natura e non di Dio.
Non solo, ma egli
si vantava anche di essere stato il primo, a cui Dio avesse
comunicato il lume della conoscenza su quanto asseriva delle cose
divine, e si doleva pure di essere sfortunato nel mondo, perché non
aveva seguaci della sua legge, come li ebbero Ario, Martin Lutero,
Calvino, Maometto ed altri.
Fu un filosofo?
Fu un pazzo? Agli Inquisitori, parve un demente; perciò lo fecero
esaminare dai migliori medici di quel tempo, ma gli stessi,
unanimemente giurarono con pubblica attestazione che lo stesso era
di sano mente.
Quindi, in data
19 dicembre 1729 il Tribunale dell’Inquisizione previa consulta
sentenziò e dichiarò Canzonieri eretico formale, eresiarca,
apostata della fede, pertinace ed impenitente, e come tale
rilasciato al braccio secolare con la confisca di tutti i suoi beni.
Tuttavia, prima di dare esecuzione alla detta sentenza, gli
inquisitori lo fecero visitare da innumerevoli teologi, predicatori,
maestri di spirito e uomini di santa vita, che si sforzarono di
convertirlo a penitenza con ragione, con industrie e con tutti i
mezzi a loro disposizione, fino a farlo esorcizzare dai più bravi
esorcisti del tempo.
Ma il Canzoniere
si mostrò sempre pertinace nelle sue opinioni, anzi procurò di
convertire gli stessi teologi, tanto che il caso parve così grave al
Santo Tribunale, che questo pensò necessario mandare una relazione
sommaria al feroce Cardinale Kollenitz – il Terquemada Inquisitore
Generale di quel tempo, per riceverne gli oracoli.
Questi rispose il
31 marzo 1731, ordinando che si desse subitanea esecuzione alla
sentenza condannando l’inquisito ad essere bruciato vivo.
Fu stabilito di
eseguire la condanna, nello spettacolo del Sant’Ufficio, che si
tenne nella Chiesa di San Domenico il 2 ottobre del 1731.
Tutto era pronto
perché il Canzonieri fosse dato alle fiamme nel piano di
Sant’Erasmo, dove era stato già preparato tutto, ma il giorno
destinato allo spettacolo ed al rogo, alle ore 13 e mezzo il povero
Canzonieri, sia per la spossatezza dei patimenti subiti, sia per le
veglie forzate, sia per l’amore di riacquistare la libertà, fece
atto di penitenza e si dichiarò temerario, eretico formale e
pertinace, per cui non più ostinato nei suoi errori, ma come
penitente, usci dal carcere e fu condotto nella sala del tribunale
nella chiesa di San Domenico, ivi, mostrando segni di ravvedimento,
fu cantato il Te Deum e la sua conversione portò tantissima allegria
in tutta la città di Palermo dove egli era molto conosciuto, gli si
perdonò la vita ed al posto suo fu bruciato un fantoccio di pezza,
dopo di che fu ricondotto in carcere di penitenza.
Ma, trascorsi 20
giorni, scrive il Canonico Dr. D’Antonimo Franchina nel suo breve
rapporto alla Santa Inquisizione di Sicilia, con maggiore perfidia
di prima, l’infelice Canzonieri ricadde nella sua eresia, ne fu
indotto a penitenza dai più dotti e zelanti teologi designati dal
Tribunale, perciò finito il secondo ed ultimo processo, fu dal
tribunale rilasciato al braccio secolare come eretico impenitente ed
il giorno 22 marzo 1732, nello spettacolo pubblico in San Domenico,
fu dai giudici condannato ad essere consegnato vivo alle fiamme.
La sentenza fu
eseguita lo stesso giorno alle ore 19 e mezza nel piano di
Sant’Erasmo in Palermo.
Tale fu la sorte
dell’infelice Canzonieri, dopo una lunga prigionia durata nove anni.
Da quanto è stato detto, risulta che egli, oltre ad essere
conoscitore di questioni legali, lo fu anche per la filosofia e la
teologia.
Per l’audacia
delle sue opinioni e per l’ardore con cui le sostenne fu dato per
pazzo, tuttavia i medici lo giudicarono sano di mente, ritrattò le
sue opinioni, ma non lo fece con convinzione. Dagli Inquisitori fu
giudicato eretico ed apostata. Moltissimi altri lo giudicarono al
pari di Galileo un martire del libero pensiero. Certo è che egli fu
l’ultima vittima dell’Inquisizione e con la sua morte si chiuse la
lunga serie di questi funesti spettacoli chiamati atti di fede.
Il suo nome fu ed
è stato per troppo tempo dimenticato, perché gli storici hanno
sempre ricordato come ultimo atto di fede lo spettacolo solenne di
Frate Romualdo e Suor Geltrude, avvenuta nel 1724, ben otto anni
prima di quello ultimo del Canzonieri che avvenne nel 1732.
Il Canzonieri non
lasciò eredi, per cui sarebbe opportuno che Ciminna, oggi,
assumesse il ruolo di tenutaria del suo ricordo. |