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COMPRENDERE GLI ALTRI CON L’ANALISI DEL DISCORSO |
VALENTINA PAPPAGALLO |
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Definire la “comunicazione” non è semplice. Per alcuni è mera trasmissione, per altri è scambio, per altri ancora è relazione e così via. Meno arduo, ma sempre particolarmente complesso, è individuare cosa e come si comunica. Manuali sul linguaggio del corpo, comunicazione paraverbale, linguaggio non verbale, sommergono le nostre librerie fornendoci qualche aiuto. Uno dei metodi utilizzati nella psicologia, per indagare i comportamenti umani è la “scienza discorsiva” che avvalora il carattere significativo degli agenti umani e rende scientificamente conoscibili i fatti degli uomini. La scienza discorsiva utilizza come metodo d’indagine la “ricerca qualitativa” la quale presuppone che i fenomeni studiati siano: 1. contestualizzati: situati nel contesto sociale a cui appartengono, 2. orientati: segnati dalla prospettiva di chi li analizza, 3. sceverabili: divisibili in segmenti, unità, 4. interpretabili: inquadrabili in un percorso ermeneutico (Mininni, 2003). L’Analisi del Discorso mira ad interpretare soggettivamente i discorsi ed adopera il punto di vista parziale e non garantito del ricercatore. Gli scopi dell’Analisi del Discorso sono principalmente tre: - identificare le peculiarità comunicative dei discorsi oggetto d’analisi, - approfondire le motivazioni che stanno dietro la scelta di particolari strategie comunicative in specifici contesti - investigare come il linguaggio costruisca la realtà sociale. L’assetto del discorso emerge analizzando l’uso che l’enunciatore fa dei processi di embrayage e débrayage. Qualora il parlante faccia riferimento alla propria individualità, al contesto sociale ed alla collocazione temporale, creando partecipazione e coinvolgimento, opererà per embrayage. Laddove, invece, l’enunciatore elimini qualunque riferimento soggettivo, generalizzando e dando origine ad un senso oggettivo, opererà per débrayage. Le forme discorsive che possono contrassegnare la struttura retorica dei discorsi sono essenzialmente quattro: - la lista tripartita, - il contrasto, - la formulazione estrema, - il diniego. La lista tripartita viene usata dall’enunciatore nel caso in cui si voglia portare l’attenzione su un determinato argomento; è formata dall’enumerazione di tre prove, tre giustificazioni, tre aggettivi a supporto di un argomento (es. “per ridurre, contrastare ed eliminare la cellulite, l’unica soluzione è …) Il contrasto, frequente nei discorsi politici, mira a creare un dislivello tra il soggetto dell’enunciazione ed il termine di paragone (es.“Dovete scegliere tra me, con la mia affidabilità e loro, con l’incapacità di decidere ed accordarsi”). La formulazione estrema utilizza termini quali “tutti”, “nessuno”, “ottimo”, “pessimo” ecc. allo scopo di avvalorare la tesi del parlante (es. “Nessuno può affermare che io sia stato scorretto!”). Il diniego consiste nel rinnegare la propria posizione influenzando l’interlocutore e mitigando etichettature potenzialmente sgradite (es. “Non ho affermato che dovremmo chiudere le frontiere, ma solo che ci vorrebbero politiche dell’immigrazione più adeguate alle necessità del Paese”)
L’enunciazione può evidenziare sia una “dimensione narrativa”, come nel caso in cui si raccontino degli avvenimenti, sia la “dimensione argomentativa”, quando, cioè, si tenti di convalidare una tesi. Il discorso mostra anche la presenza di un soggetto enunciatore (con i propri interessi, scopi, vissuti) ed un soggetto enunciatario, i quali dibattono su un oggetto di valore. L’analista del discorso mira ad individuare in che modo il mondo di riferimento e la relazione tra gli interlocutori viene costruita e soprattutto cerca di accertare la presenza di metafore che qualifichino e chiarifichino il discorso rendendo limpida la posizione dell’enunciatore. Infine, il ricercatore pone attenzione agli elementi che personalizzano il discorso. In merito è necessario conoscere il significato del termine “metadiscorso”: esso consente, attraverso l’individuazione di alcune espressioni linguistiche, di dimostrare la matrice situata del testo, la personalità e gli obiettivi dell’interlocutore evidenziando anche gli strumenti adottati per collegare tra loro argomenti e pensieri. Esaminando i discorsi è possibile identificare due tipi di metadiscorso: testuale o interpersonale. Il primo è caratterizzato dalla presenza di quelle espressioni che permettono di capire le intenzioni dell’enunciatore e agevolano una corretta interpretazione spiegando limpidamente i concetti, abbiamo pertanto: · i connettivi logici (es. così, successivamente, perciò), · i marcatori di frame (es. in conclusione, lo ribadisco), · i marcatori endoforici (es. succitato, suddetto), · gli evidenziatori (es. io sostengo che), · le pratiche di glossa (es. cioè, ossia). Il metadiscorso interpersonale è realizzato attraverso l’uso di termini che sottolineano la prospettiva e le intenzioni del produttore del testo. In questo caso si troveranno: · gli attenuatori (es. sarebbe in grado, forse), · gl’intensificatori (es. certamente, onestamente), · i marcatori di atteggiamento (es. condivido, sono d’accordo), · i marcatori personali (es. noi, nostro, mio), · marcatori relazionali (es. sinceramente). L’analisi del metadiscorso consente di vedere se l’enunciatore si appella al pathos, puntando a coinvolgere l’interlocutore e ad impressionarlo; mira a costruire un ethos, creando la propria credibilità e rivela la natura logica del logos che connette pensieri ed idee agevolandone l’interpretazione. È possibile quindi “divertirsi” con l’analisi del discorso per comprendere meglio se stessi e gli altri. |
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