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Comunicare con il corpo:
diverse prospettive nelle diverse culture

di Paola Celentin


Strettamente parlando, si può riferire il termine "linguaggio", in maniera appropriata e corretta, solo a quello verbale, ma in realtà si parla ormai di linguaggio per tutti i
sistemi di segni, sia che ci si riferisca ad un linguaggio visivo, ad un linguaggio sonoro o ad un linguaggio del movimento, inteso come organizzazione di segni gestuali o motori o corporei.
In questo ambito possiamo trovare due diversi sistemi linguistici:

 

1. Il linguaggio del corpo

 

     Cioè quello che fa riferimento all'espressione spontanea dell'emozione e dell'affettività e che è un sistema in gran parte inconscio. Esso consiste in un complesso di regolazioni riflesse e automatiche del tono muscolare, dell'atteggiamento posturale, della mimica facciale e gesticolatoria, della distanza personale e dell'uso dello spazio circostante e così via. Può assumere diversi ruoli:

 

§Ruolo di PARALINGUAGGIO e cioè di un linguaggio che affianca quello verbale per arricchire la comunicazione nella vita quotidiana, venendo progressivamente anche sottoposto ad un apprendimento di tipo culturale

§  Ruolo SIMBOLICO che si esprime nell'imitazione spontanea e nel gioco simbolico

 

2. Il linguaggio gestuale

 

     Che fa riferimento ad una gestualità comunicativa intenzionale secondo un sistema di regole culturalmente determinate e perciò condivise anche se per lo più artificiali e che consiste nel linguaggio dei gesti di fine utilitaristico (come il linguaggio dei sordomuti e altri sistemi di comunicazione non verbale affini), oppure di fine artistico ed estetico come l'animazione, la drammatizzazione, il ballo e la danza. Questo linguaggio ha un'origine espressiva da quello spontaneo che abbiamo chiamato linguaggio del corpo, poi però progressivamente si culturalizza divenendo intenzionale. Da questa distinzione risulta chiaro che il nostro interesse in questa sede è rivolto alla tipologia del LINGUAGGIO DEL CORPO, così come esso si concretizza e si differenzia nelle varie culture.

     Se per linguaggio intendiamo un sistema di segni condivisi, è necessario chiarire bene di quali segni ci si serve e quale valore si attribuisce loro, in quanto ogni cultura attribuisce a ciascun segno un significato del tutto arbitrario che può variare incredibilmente e anche contraddirsi.
     Bisogna inoltre tener presente che si è prima visti e poi sentiti. Nella comunicazione molto spesso l'abito fa il monaco, intendendo con abito il complesso delle manifestazioni esteriori che caratterizzano la nostra maniera di esprimerci.
     Risulta infatti che circa il 70-80% dell'informazione che raggiunge la corteccia cerebrale giunge dagli occhi, contro il 10-15% che proviene dall'udito. Le ricerche neurolinguistiche, inoltre, indicano chiaramente la priorità dell'elaborazione visiva, globale, simultanea, contestuale, analogica delle informazioni nell'emisfero destro del cervello, anche se le informazioni sono linguistiche e quindi andranno poi rielaborate dall'emisfero sinistro (verbale, analitico, sequenziale, logico). Siamo dunque prima "visti" che ascoltati.

 

La gestualità

 

     Il corpo è fonte di molte "informazioni" involontarie quali il sudore, il tremito, l'arrossire, ecc., ma esso viene utilizzato anche per "comunicare", cioè per veicolare significati volontari, o per sottolineare significati espressi con la lingua.
     Nella comunicazione la gestualità ha un ruolo fondamentale, perché può rappresentare:

 

§  un rinforzo

§  un'involontaria smentita

§  una fonte di feedback (insieme all'espressione del volto).

 

     Ogni Paese ha le sue regole, bisogna perciò porre particolare attenzione a non lasciarsi andare a gesti di cui non si è perfettamente certi del significato che viene loro attribuito in quella cultura. In una situazione interculturale possono nascere problemi di omomorfia (gesto uguale, significato diverso), responsabile di fraintendimenti.

Caratteristica prettamente "latina" è la forte gestualità, che accompagna, sottolinea, mima gran parte del discorso italiano. Questi gesti, del tutto spontanei per noi, sono spesso incomprensibili per gli stranieri. Purtroppo questa gestualità è anche difficile da esplicitare a parole e solo frequenti contatti con la nostra civiltà possono portare ad una comprensione non ambigua degli stessi.

La forte gestualità, accompagnata ad un tono di voce abbastanza alto rispetto ad altre culture fa sì che si sia diffuso uno stereotipo che raffigura gli italiani come aggressivi e invadenti. In generale, nel mondo intero, quando un comico vuole imitare un italiano si mette ad urlare e a muovere in maniera forsennata braccia e gambe. Ciò è dovuto al fatto che molto spesso i film, e quindi l'immagine dell'Italia in circolazione, sono interpretati da attori meridionali, il cui gesticolare è ancora più marcato rispetto al resto d'Italia.
     Può essere utile individuare degli elementi della gestualità da confrontare nelle varie culture per poter avere un'idea della complessità e della ricchezza di significati di questo linguaggio.

 

 

Comunicare con il corpo

 

Comportamento
Interpretazione italiana
Interpretazione in altre culture
Sorridere mentre si ascolta
generico accordo o almeno comprensione di quello che viene detto
In Giappone: può indicare disaccordo ma timidezza nel manifestarlo; in Giappone non vige l'equazione "silenzio"="assenso"
Guardare dritto negli occhi mentre si ascolta
segno di franchezza e attenzione
in Estremo Oriente o nei paesi arabi: fissare un uomo dritto negli occhi = sfida, fissare una donna = proposta erotica
in Cina: segno di attenzione
in Giappone: ci si guarda di quando in quando, ma mai durante un commiato: gli occhi vanno focalizzati a terra, in un punto a lato della persona che si sta salutando.
Tenere gli occhi abbassati, quasi chiusi in una fessura
disattenzione
in Giappone: forma di rispetto, per comunicare che l'attenzione è massima, che non si vuol correre il rischio di distrarsi
in molte culture eurasiatiche e africane: rispetto del subordinato (e soprattutto della subordinata) nei confronti di un superiore.
Alzare gli occhi al cielo, eventualmente accompagnando il gesto con un leggero click della lingua
in Sicilia ed in molte culture del Mediterraneo orientale: ha significato di negazione.
Muovere la testa ripetutamente da dx a sx
Muovere la testa ripetutamente da dx a sx
in India, nello Sry Lanka: "sì"
Muovere la testa dall'alto verso il basso
"Sì"
nello Sry Lanka: "no"
Mettere entrambe le mani in tasca
estrema informalità, non consentito alle donne
In Cina: posizione non accettata, offensiva
In Turchia: può portare al licenziamento
Stringere la mano in maniera molto decisa
dimostra sincerità e "virilità"
nelle culture euro-americane: dimostra sincerità e "virilità"
in Germania: non è virile ma "sincera", per cui anche una donna la utilizza
in Oriente: la stretta di mano è inusuale (soprattutto in Corea e Giappone, dove il saluto è di solito un inchino)
Inchinarsi
Segno, ormai usato molto raramente e solo in contesti ufficiali, per esprimere stima e rispetto
in Giappone: esiste una tipologia molto variegata di inchini (vedi: http://www.grappolo.com/orientalia/espres.htm)
Usare la mano sinistra
nessun significato; da evitare solo nella stretta di mano
nella cultura araba: la mano sinistra è impura e quindi va considerata come inesistente
Sollevare indice e medio della mano destra a "V"
segno di vittoria
in Inghilterra: "vittoria" se il dorso della mano è rivolto verso chi parla; un insulto se il dorso della mano è rivolto verso chi ascolta:
Tenere il pugno chiuso e il pollice eretto verso l'alto
OK, d'accordo (di derivazione statunitense)
in estremo Oriente: significa "te lo metto..."
in Brasile: significa "grazie"
in Indonesia: "dopo di te"
Tenere pollice e indice uniti a formare una "O"
OK, d'accordo (di derivazione statunitense)
nei paesi slavi: significa "Ti faccio un ... grande così"
Far oscillare basso-alto la mano rivolta verso l'alto con le dita raccolte a grappolo
"Ma che cavolo dici?"
in Turchia: significa "Ottimo, eccellente", soprattutto se rivolto a una donna
Colpire oscillando dal basso con la mano destra la sinistra tenuta ferma, , tenendo le due mani a taglio
"Taglia l'angolo", "Fila via"
in Turchia: significa, in maniera molto volgare, "Te l'ho messo in ..." oppure, riferito a una donna che passa, "Quella me la sono fatta"
Mostrare il pugno con il polpastrello del pollice che sbuca tra indice e medio
"Ti ho rubato il naso!" (ai bambini)
In Turchia: significa "Va ffa'...!"
Stringere la mano a pugno, rivolto verso l'alto, con l'avambraccio teso in avanti, e poi avvicinare il pugno al corpo
invito a "stringere", a riassumere
in Turchia: volgare invito sessuale
Tenere la punta delle dita unite appoggiata sul pomo d'Adamo e poi muoverla più volte verso l'esterno, sfiorando il mento.
"Me ne frego"
in Turchia: gesto privo di intenzionalità comunicativa, in quanto i Turchi hanno una barba molto fitta e dura, che irrita la pelle mentre cresce.
Accavallare le gambe
nessun significato
nei paesi arabi: vivono questi atteggiamenti in maniera molto risentita, perché ritengono che si comunichi disprezzo o addirittura che si voglia dire: "vattene da qui"
Appoggiare la caviglia al ginocchio lasciando che si veda la suola delle scarpe
comunica scarso rispetto
Togliersi le scarpe
gesto maleducato e irrispettoso
Nelle culture scandinave e in quelle medio ed estremo-orientali: gesto naturale, che indica relax o rispetto (vedi moschee)
Detergersi il sudore in pubblico
Gesto accettato, ma da fare con discrezione
in medio oriente e Turchia: non è ben educato asciugarsi la fronte in pubblico
in Giappone (come nelle discoteche occidentali): il sudore ha un valore positivo, indica sincera partecipazione
Soffiarsi il naso
è permesso, ma con discrezione
in Giappone: considerato irrispettoso e volgare (il muco viene tamponato con un fazzoletto)
in Turchia: considerato irrispettoso e volgare (il muco viene inspirato, anche rumorosamente, ed inghiottito)
Ruttare e dar il sfogo a rumori intestinali
 
in Asia: meglio tollerati
in Giappone: una specie di risucchio indica soddisfazione dopo un pasto
in Scandinavia, in Russia, nel Sud-est asiatico: è permesso ruttare dopo un pasto
Vomitare
vietato
in Giappone: il vomitare per postumi di un'ubriacatura è una sorta di omaggio ai compagni con cui si è trascorsa una bella serata
Sputare e scatarrare
vietato
in Oriente e, in parte, nelle culture arabe e nero-africane: è comunissimo

 

Starnutire
vietato fino a una generazione fa, viene oggi ammesso, in quanto trattenerlo può far male; in molte culture chi starnutisce riceve un augurio: "Salute!", "(God) bless you!", "A tes souhaits!" "Bud' zdarov'!")

 

Toccarsi i genitali
maleducato
Cultura greca: gesto offensivo che significa "ti mostro che cosa sei: un c..."
in Turchia: la maggior parte dei maschi rade la peluria pubica e genitale e toccarsi che dipende dal prurito dei peli che ricrescono