L'8 marzo è la
festa della donna, anche Partecipiamo vuole riservare un proprio
spazio dedicato a questo tema. Come sempre ci auguriamo che questa
ricorrenza non sia "solo" una giornata in cui le donne vanno
a pranzare con le amiche, bensì un giorno della memoria che ricordi
lo sfruttamento e, in certi casi, la schiavitù che le donne hanno
dovuto subire in passato e subiscono ancora oggi in qualche angolo
del mondo, ma anche una giornata di rivendicazione perchè la
differenza fra gli esseri umani, non sia basata sul sesso, ma sulle
capacità e sulle sensibilità individuali. Nello stesso tempo
ci proponiamo di essere da stimolo a tutti
per fare in modo che le pari opportunità non siano uno slogan di cui
vantarsi, ma un modo reale di operare quotidianamente per fare
scomparire le diversità legate al sesso, alle religioni, al colore
della pelle, differenze che devono essere
considerate una ricchezza della natura umana e non un mezzo da
utilizzare per giustificare la persecuzione di altri esseri umani che hanno la nostra
stessa intelligenza, i nostri stessi sentimenti e desideri, le
nostre stesse paure, le stesse ansie e soprattutto gli stessi
diritti!!
Santino Gattuso
Con la Risoluzione
54/134 del 17 Dicembre 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite ha istituito il 25 Novembre Giornata Internazionale per
l’Eliminazione della Violenza contro le Donne e sollecitato i
governi, le organizzazioni internazionali e le NGO a organizzare
attività per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.
Le donne attiviste avevano scelto fin dal 1981 la data del 25
novembre quale giornata contro la violenza sulle donne.
La scelta non è casuale: il 25 novembre del 1960 Patria, Minerva e
Maria Teresa Mirabal, che vivevano nella Repubblica Domenicana ai
tempi del regime di Trujillo, vennero violentate e uccise a Santo
Domingo per avere fatto visita a dei prigionieri politici.
L'8 marzo non è una giornata
di festa!
E' la giornata per ricordare
le violenze che le donne subiscono e hanno subito, la giornata in cui
bisogna ricordare alle donne dell'Islam che hanno gli stessi diritti
dell'uomo, la giornata in cui occorre vivere con gioia un nuovo
equilibrio fra uomini e donne!
Una giornata che presto o
tardi dovrà trasformarsi nella giornata delle pari opportunità,
perchè presto o tardi la Donna deve assumere nella società lo stesso
spazio e lo stesso ruolo che occupa l'uomo e per questo, a quel
punto, anche l'uomo avrà diritto alla tutela.
Buongiorno amiche e amici
viviamo questa giornata come un giorno in cui uomini e donne
devono riflettere su come vivere insieme costruendo un nuovo
equilibrio e non semplicemente come una giornata di
separazione dei sessi per andare al ristorante!
Santino Gattuso
Grazie a te, donna
– Papa Giovanni Paolo II
Grazie a te, donna-madre, che ti
fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di
un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che
viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della
sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della
vita.
Grazie a te, donna-sposa, che
unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un
rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e
donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso
della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua
intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice,
impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica,
culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che
dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e
sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del
«mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più
ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che
sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo
incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando
la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una
risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che
Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto
stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua
femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci
alla piena verità dei rapporti umani.
(Papa Giovanni Paolo II)
Fonte: Lettera di Giovanni Paolo
II alle donne del 1995
Festa della donna o
... Lotta per la rivendicazione di una migliore condizione
femminile?
Non una festa, ma un giorno per riflettere
sulla condizione femminile e per organizzare lotte per migliorare le
condizioni di vita della donna: in questo modo la data dell'8 marzo
ha assunto col tempo un'importanza mondiale, diventando il simbolo
delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli
e il punto di partenza per il proprio riscatto.
L'intuizione
di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un
uomo. Rudyard Kipling (Racconti semplici dalle colline, 1888)
La Festa della donna è un giorno di celebrazione per le
conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ed è una
festività internazionale celebrata in diversi paesi del mondo
occidentale l'8
marzo. L'usanza di regalare
mimose in occasione della festa non è invece diffusa ovunque.
L'8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specialmente
nell'ambito delle associazioni femministe: il simbolo delle
vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli.
Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa
ricorrenza è andato un po' sfumando, lasciando il posto ad una
ricorrenza caratterizzata anche - se non soprattutto - da connotati
di carattere commerciale.
8 marzo festa della donna.
L'8
marzo ha radici lontane. Nasce dal movimento
internazionale socialista delle donne.
Era il 1907: Clara Zetkin (che nella
prima guerra mondiale fondò la Lega di Spartaco)
dirigente del movimento operaio tedesco organizza
con Rosa Luxemburg (teorica della rivoluzione
marxista che fondò il partito socialista polacco e
il partito comunista tedesco) la prima conferenza
internazionale della donna.
Ma la data simbolo è legata all'incendio divampato
in un opicificio (Cottons) di Chicago nel 1908,
occupato nel corso di uno sciopero da 129 operaie
tessili che morirono bruciate vive.
Nel 1910 a Copenaghen, in occasione di un
nuovo incontro internazionale della donna si propone
l’istituzione di una GIORNATA INTERNAZIONALE
DELLA DONNA, anche in ricordo dei fatti di
Chicago.
Successivamente la giornata comincia ad essere
celebrata in varie parti del mondo e anche in Italia
durante e dopo la prima guerra mondiale (1914-18).
La tradizione, nel nostro Paese, viene interrotta,
nel 1943, dal fascismo.
La celebrazione riprende durante la lotta di
liberazione nazionale come giornata di mobilitazione
delle donne contro la guerra, l’occupazione tedesca
e per le rivendicazioni di diritti femminili.
Nascono i gruppi di difesa della donna collegati al
CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) che daranno
origine all’UDI (Unione Donne Italiane).
Nel 1946 l’UDI prepara il primo 8 marzo
nell’Italia libera, proponendo di farne una
giornata per il riconoscimento dei diritti sociali e
politici delle donne. Sceglie la mimosa come simbolo
della giornata.
L'8 marzo ha radici lontane. Nasce dal movimento internazionale
socialista delle donne. Era il 1907: Clara Zetkin (che nella
prima guerra mondiale fondò la Lega di Spartaco) dirigente del
movimento operaio tedesco organizza con Rosa Luxemburg (teorica
della rivoluzione marxista che fondò il partito socialista polacco e
il partito comunista tedesco) la prima conferenza internazionale
della donna.
Ma la data simbolo
è legata all'incendio divampato in un opicificio (Cottons) di
Chicago nel 1908, occupato nel corso di uno sciopero da 129 operaie
tessili che morirono bruciate vive.
Nel 1910 a
Copenaghen, in occasione di un nuovo incontro internazionale della
donna si propone l’istituzione di una GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA
DONNA, anche in ricordo dei fatti di Chicago.
Successivamente la
giornata comincia ad essere celebrata in varie parti del mondo e
anche in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale (1914-18).
La tradizione, nel nostro Paese, viene interrotta, nel 1943, dal
fascismo. La celebrazione riprende durante la lotta di liberazione
nazionale come giornata di mobilitazione delle donne contro la
guerra, l’occupazione tedesca e per le rivendicazioni di diritti
femminili. Nascono i gruppi di difesa della donna collegati al CLN
(Comitato di Liberazione Nazionale) che daranno origine all’UDI
(Unione Donne Italiane).
Nel 1946 l’UDI
prepara il primo 8 marzo nell’Italia libera, proponendo di farne una
giornata per il riconoscimento dei diritti sociali e politici delle
donne. Sceglie la mimosa come simbolo della giornata.
La vera
"esplosione" in termini di popolarità e di partecipazione, l'8 marzo
l'avrà negli
anni ’70. Anni che
segnano la collaborazione dei movimenti femminili e femministi che,
tra l'altro, operano attivamente per la legge di parità, per il
diritto al divorzio e all’aborto. La prima manifestazione
femminista, risale infatti al 1972 e si svolse a Roma. Ma il top, la
celebrazione dell'8 marzo, lo raggiunge nel 1980, con una grande
manifestazione unitaria in cui confluiscono per la prima volta tutti
i movimenti femminili e femministi.
In conclusione
possiamo dire che il percorso dell'8 marzo si snoda in quasi un
secolo di storia che ha visto nascere movimenti politici, guerre,
ideologie, ricostruzioni. Un cammino lungo e complesso per le donne
di tanti paesi, con tanti sistemi di governo, più volte interrotto,
ma che con grande tenacia hanno sempre ripreso con l'obiettivo
dell'emancipazione e della liberazione delle donne.
La prima via
italiana al riconoscimento di un suffragio davvero universale fu
quella giudiziaria. Il 17 marzo del 1861, la carta fondamentale
della nuova Italia unita divenne lo Statuto Albertino che
all’articolo 24 diceva:
«Tutti i regnicoli,
qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla
legge. Tutti godono egualmente i diritti civili e politici, e sono
ammissibili alle cariche civili, e militari, salve le eccezioni
determinate dalle Leggi». Una di queste eccezioni riguardava le
donne, anche se non in modo esplicito. Nel 1881 Anna Maria Mozzoni e
Paolina Schiff fondarono a Milano la “Lega promotrice degli
interessi femminili”, nel 1903 diverse associazioni femminili si
unirono nel Consiglio nazionale delle donne italiane affiliato all’International
Council of Women e nel 1905 si formarono dei comitati pro-suffragio
femminile che promossero l’iscrizione nelle liste elettorali di
donne che avessero i requisiti prescritti dalla legge. Il 26
febbraio del 1906 Maria Montessori sul giornale La vita scrisse un
articolo in cui ribadiva l’invito specificando che la legge non
poneva alcun esplicito divieto. Quello stesso anno le Corti di
appello di sei città (Firenze, Palermo, Venezia, Cagliari, Brescia e
Napoli) pronunciarono altrettante sentenze per bocciare il
riconoscimento dell’elettorato politico alle donne che alcune
Commissioni elettorali provinciali avevano accolto.
1° febbraio 1945
Le prime donne italiane al voto
Nel 1945 il
Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi sostenuto dalla
Democrazia Cristiana, dal Partito Comunista, da quello Liberale e da
quello Democratico del Lavoro riconosce il voto femminile. Il
suffragio universale, fu avviato il 30 gennaio del 1945 con l’Europa
ancora in guerra e il nord Italia sotto l’occupazione tedesca,
durante una riunione del Consiglio dei ministri si discusse del
suffragio femminile che venne sbrigativamente approvato. Il decreto
(Decreto
Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945, “Estensione
alle donne del diritto di voto” -
Gazzetta ufficiale) fu emanato il giorno dopo:
potevano votare le donne con più di 21 anni ad eccezione delle
prostitute che esercitavano «il meretricio fuori dei locali
autorizzati». Nel decreto venne però dimenticato un particolare non
da poco: l’eleggibilità delle donne che venne stabilita con un
decreto successivo, il numero 74 del 10 marzo del 1946.
Di lì a poco,
venne anche scritta e promulgata una Costituzione che sanciva
chiaramente, nell’articolo 3, che tutti i cittadini sono eguali.
Le donne,
finalmente, furono considerate cittadine al pari degli uomini. La
prima occasione di voto sono state le elezioni amministrative del
1946 e le donne parteciparono in massa, subito dopo, il 2 giugno
1946, votarono per il referendum istituzionale tra Monarchia o
Repubblica.
Oggi la donna ha
fatto parecchi passi verso la parità, ma nonostante ciò vi sono
ancora donne vittime di abusi e preconcetti.
Ormai la donna dei
nostri giorni è forte e sicura di sé, ma deve ancora fare i conti
con la disparità sociale e professionale.
È importante che
la via della parità acceleri il suo percorso, ma altrettanto
importante è che si parli di parità e non di contrapposizione fra
sessi o razze, cosa che ancora oggi avviene e rischia di diventare
il punto debole di questo percorso che deve andare verso il
riconoscimento della pari dignità a tutta l’umanità senza
distinzioni di alcun tipo.
art. 37
della Cost., regolato da una legge solo nel ’57 in applicazione
di una convenzione internazionale del BIT. Con un accordo
interconfederale del 1960 si decide l'eliminazione dai
contratti collettivi nazionali di lavoro delle tabelle
remunerative differenti per uomini e donne. Viene così sancita
la parità formale e sostanziale tra uomini e donne nel mondo del
lavoro. Le clausole di nubilato vengono definitivamente vietate
con la legge n. 7 del '63.
DIVORZIO
:
L. 898 del 1970, approvazione della legge sul divorzio. 12
maggio 1974: vittoria del No al referendum
popolare per l'abrogazione della legge.
MATERNITA’
:
L. 1204 del 1971; viene estesa la tutela della maternitàalle lavoratrici dipendenti. Amplia ed estende i diritti
introdotti dalla prima legge (L. 860 varata nel 1950) sui
diritti e le tutele delle lavoratrici, che definisce per la
prima volta le assenze per maternità, ore di allattamento e
divieto di licenziamento entro il primo anno di vita del
bambino.
ASILI NIDO
:
L. 1044 del 1971; l'obiettivo di questa legge è realizzare un
servizio a supporto delle famiglie e soprattutto delle donne,
onde favorirne la permanenza nel mondo del lavoro anche dopo la
nascita dei figli. Inoltre si è voluto affermare il diritto del
bambino alla socializzazione e allo sviluppo armonico della sua
personalità.
DIRITTO DI
FAMIGLIA
: 1975;
con la L. 151 viene varata la riforma del diritto di famiglia
che introduce la parità tra uomini e donne nell'ambito
familiare: la potestà sui figli, infatti, spetta a entrambi i
coniugi che hanno identici diritti e doveri e non più solo al
padre. In attuazione del principio di uguaglianza morale e
giuridica dei coniugi.
LEGGE DI
PARITA'
(in materia di
lavoro): L. 903 del 1977; ha rappresentato la più
importante svolta culturale nei confronti delle donne. Si passa
dal concetto di tutela per la donna lavoratrice al principio del
diritto di parità nel campo del lavoro. Vengono introdotte norme
più avanzate in materia di maternità e primi elementi di
condivisione fra i genitori nella cura dei figli. Nel marzo 2000
con la legge 53 sui "congedi parentali" questa legge ha recepito
i nuovi diritti di paternità in materia di assenza facoltativa.
INTERRUZIONE
VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA:
L. 194 del 1978 "Norme per
la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria
della gravidanza". La legge ha come scopo principale la
prevenzione delle gravidanze indesiderate, oltre che contrastare
l'aborto clandestino.
LEGGE PARI
OPPORTUNITA’
(Azioni
positive): L. 125 del 1991: fortemente voluta dalle
donne, questa legge è uno strumento in grado di intervenire e
rimuovere le discriminazioni e far avanzare l’idea di uguali
opportunità uomo-donna nel lavoro. La L. 125 ha rappresentato un
importante passo avanti per rendere visibile e valorizzare la
presenza e il lavoro delle donne nella società, nel lavoro e
nella famiglia. Purtroppo resta ancora sostanzialmente
inapplicata. Oltre 400 i progetti approvati in 8 anni. (Nel 2000
L. 196 di modifica)
IMPRENDITORIA
FEMMINILE
: L. 215 del
1992; l'imprenditoria femminile è in forte sviluppo: il
35% delle nuove imprese giovanili sono guidate da donne. Questa
legge (promuove l'uguaglianza sostanziale, pari opportunità
economiche e imprenditoriali) favorisce la nascita di imprese
composte per il 60% da donne, società di capitali gestiti per
almeno 2/3 da donne e imprese individuali, aumentano ogni anno.
Le imprese sono tenute a mantenere la prevalenza femminile nella
società per almeno cinque anni.
VIOLENZA
SESSUALE:
L. 866 del
1996; stabilisce che la violenza sessuale non è più un
delitto contro la morale, bensì contro la persona. Una legge di
civiltà e dignità che rende giustizia alle donne e premia il
lungo e sofferto cammino per affermare il diritto alla
sessualità libera e condivisa.
LAVORO
NOTTURNO: legge
comunitaria del 1998 per il divieto assoluto delle donne
al lavoro notturno durante la maternità sino al compimento di un
anno di vita del bambino e il non obbligo fino a che il bambino
ha 3 anni, nel caso di genitore unico, fino a 12 anni. Con la
legge 903 del '77 il lavoro notturno era vietato alle sole
dipendenti delle imprese manifatturiere. Con la legge varata nel
'98, si regolamenta il lavoro notturno per tutti i settori
pubblici e privati.
ASSEGNO DI
MATERNITA' PER CASALINGHE E DISOCCUPATE:
L.
448 del 1999, prevede un'indennità di maternità per le
donne che non lavorano, o che svolgono il cosiddetto "lavoro
familiare". Con la Finanziaria del 2000 questo diritto viene
esteso alle cittadine dell'Ue ed extracomunitarie con carta di
soggiorno.
INFORTUNI
DOMESTICI:
L. 493 del
1999, contiene il riconoscimento del lavoro in ambito
domestico. Le persone comprese tra i 18 e i 65 anni che svolgono
in via non occasionale, gratuitamente e senza vincolo di
subordinazione, il lavoro domestico, hanno diritto
all'Assicurazione contro gli infortuni.
CONGEDI
PARENTALI:
L: 53 dell'8
marzo 2000. Questa legge armonizza i tempi di cura , di
formazione e di relazione (tempi delle città). Si tratta di una
grande conquista sociale: la cura dei figli smette di essere
prerogativa delle madri dal punto di vista legislativo e
coinvolge anche i padri garantendogli uguali diritti e tutele.
Si tratta di una legge in controtendenza rispetto ai datori di
lavoro che invocano riduzioni di salari e di diritti. La
normativa punta a una maggiore condivisione dei compiti
all'interno del nucleo familiare. Si applica a tutti i
lavoratori, uomini e donne, pubblici e privati, anche autonomi,
apprendisti e soci di cooperative. Prevede la parità tra
genitori naturali e adottivi o affidatari. Sia la madre che il
padre potranno chiedere anche contemporaneamente l’aspettativa
di 6 mesi fino un massimo di 10 mesi, entro gli 8 anni di vita
del bambino. Al padre, inoltre, verrà concesso un "bonus" di un
altro mese per seguire il figlio nel caso in cui dovesse
chiedere un congedo per un periodo superiore a tre mesi. L'età
del bambino entro cui si può fruire dei permessi per malattia
viene elevata dai 3 agli 8 anni del piccolo. I padri possono
usufruire del congedo anche nei casi in cui la madre del bambino
non è lavoratrice.
BANCA DEL TEMPO
:
è un'esperienza che ha trovato una collocazione legislativa
all'interno della L. 53 (Congedi parentali). Coniugare lavoro e
vita: tra le iniziative più utili c'è, infatti, la Banca del
tempo, nella quale anziché denaro si depositano ore. Ore di
attività per scambiarle con altri "correntisti" decisi a mettere
a disposizione le ore depositate sul proprio conto.
E' invece fermo
alla Camera il disegno di legge approvato nel '99 al Senato
sulle "Molestie sessuali nei luoghi di lavoro". Si tratta
di un atteso e contestato disegno di legge contro gli "atti
indesiderati lesivi della dignità e libertà".
Per questo documento
ringraziamo il comune di Ferrara
Franca Viola
a cura di Mara Faggioli
Ci sono donne che con il loro coraggio hanno combattuto i soprusi
diventando personaggi-simbolo della libertà, della dignità e
dell’emancipazione femminile. Grazie a queste donne e al loro
esempio, altre donne hanno trovato il coraggio di
ribellarsi a tutte le forme di violenza sensibilizzando così le
coscienze e stimolando anche cambiamenti e modifiche nella
legislazione.
Ci sono storie che devono essere ricordate sempre, affinché il
tempo non ne cancelli la memoria, come la vicenda di Franca
Viola, la prima ragazza italiana a rifiutare il matrimonio
riparatore, diventando così il simbolo della rinascita della
condizione femminile negli anni ’60, in un decennio di grandi
trasformazioni e conquiste sociali che segnarono una svolta nei
costumi dell’epoca, in particolar modo in Sicilia.
Franca Viola venne rapita il 26 dicembre 1965, all’età di 17
anni, da un suo spasimante respinto, Filippo Melodia, ricco e
potente, imparentato con una famiglia mafiosa che operò con l’aiuto
di diversi complici.
Franca, una ragazza di una bellezza sorprendente, di umili
origini, figlia di un agricoltore, venne violentata e tenuta
segregata in un casolare fuori paese fino al 2 gennaio 1966. Il
padre, Bernardo Viola, simulò di acconsentire alle nozze per
preparare un tranello con il sostegno dei carabinieri di Alcamo
che riuscirono così ad arrestare il rapitore ed i suoi complici,
responsabili di questa indegna azione.
I rapimenti, anche se può sembrare strano, erano una prassi
comune nella Sicilia dell’epoca qualora la ragazza osasse respingere
lo spasimante ma, soprattutto, veniva considerato “normale” il
matrimonio riparatore.
Nella Sicilia degli anni ’60 le ragazze non potevano uscire sole
di casa, non potevano scegliere il marito ma, soprattutto, per la
morale del tempo, una ragazza rapita e violentata era costretta a
sposare il suo rapitore per salvare l’onore altrimenti sarebbe
rimasta “zitella” e additata per sempre come una donna svergognata,
cioè da “vittima” di una violenza sessuale diventava, per
l’opinione pubblica generale, “colpevole”. Solo il
“matrimonio riparatore” cancellava l’onta della ragazza e salvava
il violentatore che non poteva più essere condannato dopo aver
contratto il matrimonio con la vittima.
Questa assurda morale era sostenuta anche dalla legislazione
italiana poiché l’art. 544 del Codice Penale consentiva il
“matrimonio riparatore” nei casi di delitti di violenza carnale,
anche nei confronti di minorenni, ritenendo tale violenza come un
oltraggio alla morale e non alla persona. Quindi era anche prevista
per lo stupratore l’estinzione del reato nel caso di un successivo
matrimonio con la persona offesa.
Ma Franca Viola non accettò il “matrimonio riparatore”
contravvenendo alle consuetudini dell’epoca e nonostante le
minacce ed intimidazioni subite da lei e dalla sua famiglia,
proseguì con fierezza nel suo proposito, “trasgredendo”,
“andando oltre” alle regole del tempo, ai limiti di una legge
ingiusta, nella ricerca della giustizia. E, proprio grazie a tutte
quelle donne che hanno avuto il coraggio di trasgredire, sono
state possibili molte delle trasformazioni e conquiste sociali.
“Non volevo sposarmi con un uomo che non amavo, preferivo
restare tutta la vita da sola piuttosto che farlo”.
Oggi una tale frase appare del tutto normale ma in quel periodo
ebbe il potere di suscitare uno scandalo.
Il padre di Franca si schierò dalla parte della figlia sebbene
fosse difficile per un contadino opporsi alla volontà di una delle
quaranta “famiglie” di Alcamo e, nonostante le minacce di
morte, sostenne sempre la figlia nel suo proposito.
Filippo Melodia venne condannato dal Tribunale di Trapani a 11
anni di carcere, ridotti poi a 10 e a 2 anni di soggiorno obbligato.
Uscirà nel 1976 e morirà nel 1978 probabilmente per una vendetta di
mafia.
Il caso di Franca Viola suscitò molte polemiche e scatenò un
ampio dibattito sulla condizione femminile e sulla posizione delle
donne nella società.
Quegli anni furono per l’Italia un’epoca di grandi mutamenti e
conquiste sociali che trovarono più resistenza nel Sud della
penisola per una concezione più tradizionalista di tutte le
consuetudini del luogo.
La decisione di Franca sconvolse, quindi, l’opinione pubblica
siciliana poiché la ragazza aveva violato un’usanza che dava per
scontata la sottomissione delle donne a questo tipo di violenze ma
segnerà una svolta nei costumi e porterà a modifiche nella
legislazione anche se, purtroppo, piuttosto lente. Infatti, solo
nel 1981, dopo ben sedici anni dalla vicenda di Franca Viola ,
questa assurda, paradossale norma dell’art. 544 del c.p. venne
abrogata dall’art. 1 della Legge 442 del 5 agosto 1981 che abolirà
la facoltà di cancellare una violenza sessuale attraverso un
matrimonio riparatore.
Franca Viola si sposò nel 1968 con Giuseppe Ruisi, un giovane di
Alcamo.
Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, in segno di
solidarietà, inviò un dono agli sposi.
Franca Viola ed il marito, durante il loro viaggio di nozze,
furono ricevuti anche dal Papa Paolo VI in udienza privata.
Dalla vicenda di Franca Viola fu tratto un film dal titolo “La
moglie più bella” del regista Damiano Damiani, interpretato da
Ornella Muti, protagonista femminile.
Franca Viola ha due figli, Nunzio Sergio e Bernardo Mauro, vive
tuttora ad Alcamo in provincia di Trapani. È sempre rimasta lontana
dai riflettori provando anche una certa meraviglia per lo scalpore
suscitato della sua vicenda.
“Guardo a quei giorni come se
avessi seguito la cronaca che ha visto coinvolta un’altra persona”
“Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi
sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai
giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto
in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando
semplicemente nei loro cuori”.
Oggi una donna di volontà riesce a
farsi strada. Ma deve dimostrare sempre molte più cose di un uomo.
(Edwige Fenech)
In politica, se vuoi che qualcosa
venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto,
chiedi ad una donna.
Margaret Thatcher)
Essere donna è così affascinante. È
un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non
finisce mai. Oriana Fallaci
La casa è la prigione della ragazza e
il riformatorio della donna.
George Bernard Shaw
'Che cosa sarebbe l'umanità, signore,
senza la donna?' 'Sarebbe scarsa, signore, terribilmente scarsa'.
(Mark Twain)
La donna sarà anch'essa poeta quando
cesserà la sua schiavitù senza fine, quando avrà riconquistato per
sé la propria esistenza (nel momento in cui l'uomo, che è stato fino
ad allora ignobile nei suoi riguardi, la lascerà libera). (Arthur
Rimbaud)
Essere donna è terribilmente
difficile, perché consiste soprattutto nell'avere a che fare con gli
uomini. (Konrad Lorenz)
Per te, che non
abbassi mai lo sguardo
salti le interferenze
della vita
senza rinunce punti
al tuo traguardo
ribalti e giochi
audace la partita
per te che sai
difendere il tuo onore
addosso a ogni parete
sei schiacciata
e interroghi ogni
giorno mente e cuore
perchè la gente ha
solo una facciata
per te dal mondo
sempre giudicata
nel masticar silenzio
e sofferenza
provata, ad esser
data per scontata
impasti nel tuo tempo
la coerenza
per te, che non
t'arrendi, e ti sollevi
e gridi a tutto il
mondo che sei donna
e il conto che non
vuoi tu non lo devi
ch'è di granito fatta
una colonna
per te, io metto solo
le parole
e il desiderio di
restarti accanto
perchè con te io vivo
pioggia e sole
mi nutro di un
sorriso e di un tuo
pianto
ti porti appresso
mete di valori
e nell'esempio che tu
dai ogni giorno
si apprezzano
scolpiti i tuoi tesori
perchè tu sai far
ricco chi ti è intorno.
Donne che camminano controvento,
al passo con la lentezza di un tempo
in cui l' amore, le ha assorbite e divorate
in quelle notti a rovescio,
aggrappate a sogni scorticati
e spoglie di pensieri e sguardi.
Sedute su una panchina al parco,
tra le macerie di una vacua esistenza,
sproloquiando su giorni vissuti
strappandoli al delirio di sorrisi morti,
donati, intravisti, immaginati,
imprigionati tra ragnatele di rughe.
Espressione di astratti pensieri,
abbandonati tra i tarli,
in fondo a cassetti vuoti.