La morte è anche una figura mitologica molto popolare, presente in forma più o meno differente in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale.
La Morte |
|||||||||||||||||
pagina curata da Santino Gattuso |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Se questa pagina riesce a farvi riflettere sulla morte fino a farvi acquisire con essa un rapporto sereno, avrò raggiunto il mio vero ed unico scopo. Santino Gattuso |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Non è la morte che mi fa paura, ma il dolore, la preoccupazione di un lungo periodo di sofferenza, l'incapacità di badare a se stessi nell'ultimo periodo che ci accompagna alla fine della vita e dover dipendere da altri. Cos'è in realtà la morte, per molti è un modo di essere che viene meno, per chi ha fede, è un momento di gioia che ci riporta alla casa del padre, altri pensano che avremo altre occasioni per tornare su questa terra magari con altre sembianze, ma se in questa terra abbiamo saputo donarci agli altri, noi non moriremo finché gli altri conserveranno in loro il ricordo di noi. I genitori continuano a vivere nella memoria dei figli e dei nipoti, ma chi continua a vivere molto a lungo, addirittura per molti secoli, sono uomini che hanno lasciato il segno del loro passaggio, Aristotele, Gesù, Leonardo da Vinci, Michelangelo.... Io penso che noi dobbiamo saper vivere, dobbiamo vivere il mondo che ci circonda con intenso amore, amore verso noi stessi, verso tutti coloro che attraversano la nostra vita, amore verso le nostre abitudini quotidiane solo così lasceremo il segno, più o meno lungo, della nostra esistenza e solo così potremo affrontare il momento del trapasso con grande serenità. Che altro dirvi ... ci sono personaggi illustri che vi diranno altro, scorrete la pagina.... Santino Gattuso |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Morte di Paolo e Francesca |
|||||||||||||||||
Quando un bambino nasce tutti ridono, ma lui piange! |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Quando una persona muore chi resta piange, lui no... rinasce ad una nuova vita! Santino Gattuso |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Il mistero della morte ha spinto i filosofi a lunghe meditazioni, i poeti a scrivere fiumi di versi; tutti gli uomini, colti o ignoranti, poveri o ricchi, allegri o tristi, ognuno a modo proprio, vivono la loro vita con il pensiero ricorrente di ... quando verrà quel giorno e di ... come sarà. Noi vogliamo darvi un nostro piccolo contributo per arricchire di nuovi elementi la vostra conoscenza su questo mistero con citazioni, poesie e quant'altro. Chiunque di voi vorrà darci un contributo per esplorare questo mondo misterioso avrà la nostra gratitudine; Davanti alla morte che tutto spiana abbiamo deciso che i grandi della letteratura italiana, i grandi filosofi, i grandi scienziati saranno affiancati al contributo di chiunque possa offrirci un momento di profonda riflessione. Santino Gattuso |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Aristotele e Platone |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Se alla fine dei miei giorni avrò dato amore non sarò vissuto invano, la morte sarà un momento di serenità e nessuno dovrà piangere ma tutti dovranno sorridere perché rinascerò ad una nuova vita. Santino Gattuso |
|||||||||||||||||
foglie morte...e la natura riprende il suo ciclo! |
|||||||||||||||||
Epicuro |
|||||||||||||||||
Abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza. Epicuro |
|||||||||||||||||
L’esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, senza l’inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell’immortalità. Epicuro |
|||||||||||||||||
Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c’è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l’affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa impazzire. Epicuro |
|||||||||||||||||
La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi. Epicuro |
|||||||||||||||||
Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c’è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive. Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce”. Epicuro |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Gustav Klimt, La morte e la vita (1908-1913), Vienna, Collezione privata. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
« Due cose belle ha il mondo: amore e morte. » Giacomo Leopardi |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Giacomo Leopardi |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Chi ha il coraggio di ridere, è il padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire." Giacomo Leopardi |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Non c'è dolcezza che possa uguagliare la Morte |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
“La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.” (Thomas Mann) |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
È l'amore, non la ragione, che è più forte della morte. (Thomas Mann) |
|||||||||||||||||
“La morte è più forte dell’amore, è una sfida all’esistenza”. (Émile Zola) |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Non c'è altra morte tranne che l'assenza d'amore. (René Barjavel) |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Ed è il pensiero della morte che al fin aiuta a vivere" da Ultime cose di Umberto Saba |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Uom,
se' tu grande, o vil? Muori, e il saprai |
|||||||||||||||||
Lo stolto teme e fugge la morte, il pazzo la cerca e le corre incontro, il savio l’aspetta. Preso da un cartiglio della Davit - Torino |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Sant’Ippolito di Roma - Se uno muore perché fedele a Dio dobbiamo rallegrarci perché ha trovato la vita eterna. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
LA MORTE NASCE
Cerchiamo la morte nell’assenza , spesso è nella presenza che qualcosa silenziosamente e ineluttabilmente muore. Muore la felicità in un amore negato, muore la speranza nell’indifferenza, muore il rispetto nella violenza, muore la pace nell’odio. Ma come ogni estremo ha la sua controparte anche la morte è fautrice di nascita, Nello stesso istante in cui la morte muove i suoi passi diventa madre di nuovi figli, e la notte fa spazio al giorno e il buio alla luce , così gradatamente la morte accompagna la vita. L’una senza l’altra nulla sarebbero perché in ognuna l’altra trova il suo significato.
Romana Prostamo |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"La nostra morte non è una fine se possiamo vivere nei nostri figli e nella giovane generazione. Perché essi sono noi: i nostri corpi non sono che le foglie appassite sull'albero della vita." (A. Eistein) |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"So che morirò, ma non ci credo" - dice Jacques Madaule. Lo so, ma non ne sono intimamente persuaso. Se ne fossi persuaso, completamente certo, non potrei più vivere. La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali. |
|||||||||||||||||
tratti da: Pensare la morte? di Vladimir Jankélévitch |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Il terrore della morte è dovuto all'incertezza di ciò che ci attende. La risposta è semplice e tranquillante: esattamente la medesima situazione di prima che fossimo. Le minime di Morandotti di Alessandro Morandotti |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Non è vero che la morte ci giunge come un'esperienza in cui siamo tutti novellini (Montaigne). |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Tutti prima di nascere eravamo morti. Cesare Pavese, Il mestiere di vivere |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Lucio Anneo Seneca |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Noi pensiamo alla morte come a qualcosa che sta davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l'esistenza trascorsa è già in suo potere. Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilio |
|||||||||||||||||
“Tu, invece, preparati ogni giorno a lasciare serenamente questa vita a cui tanti si avvinghiano e si aggrappano, come chi è trascinato via dalla corrente si aggrappa ai rovi e alle rocce. I più ondeggiano infelici tra il timore della morte e le angosce della vita: non vogliono vivere, né sanno morire. Abbandona ogni preoccupazione per la tua esistenza e te la renderai piacevole. Possedere un bene non serve a niente se non si è pronti a perderlo”. Seneca |
|||||||||||||||||
“La morte è l’una o l’altra di due cose. O è un annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell’anima da un luogo ad un altro”. Socrate |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Il pensiero della morte ci inganna, perché ci fa dimenticare di vivere. Vauvenargues Riflessioni e massime |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Le persone che vivono intensamente non hanno paura della morte." A. Nin |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo." V. Woolf |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi sa di morire e vorrebbe vivere." J. Morrison |
|||||||||||||||||
“Morire è l’ultima cosa che farò”. Roberto Benigni |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Chi insegnerà all'uomo a morire, gli insegnerà a vivere Michel de Montaigne |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"La vita continua" è un'espressione metafisica, che va al di là dell'apparenza. La vita continua "per tutti" - così andrebbe interpretata. Cioè la vita è un concetto che include la morte e che caratterizza l'intero universo. La morte, dunque, è solo trasformazione. |
|||||||||||||||||
Trionfo della morte - Palermo, Palazzo Abatellis. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Il trionfo della morte |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Non è ver che sia la morte |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Da Adriano in Siria di Pietro Metastasio |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Le meditazioni umane riguardo il fenomeno della morte costituiscono storicamente uno dei fondamenti nello sviluppo delle religioni organizzate. Anche se le interpretazioni e i modi di definire / analizzare la morte variano diametralmente da cultura a cultura, la credenza in una vita dopo la morte - un aldilà - è assai diffusa e molto antica. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Per la maggioranza delle religioni di matrice cristiana, si crede che il Paradiso sia un luogo o uno stato trascendente in cui l'anima del defunto, unita al corpo alla fine dei tempi, trascorrerà l'eternità in continua contemplazione di Dio. L'inferno, il limbo e il purgatorio costituiscono invece i luoghi a cui sono condannate le anime non pure, anche se chiese e teologi non sono concordi sull'esistenza e su cosa rappresentino questi luoghi. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
"Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare:" Dal Cantico delle creature San Francesco d'Assisi |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Fra i Cristiani, dalla visione dell'anima immortale e dell'inferno si distaccano solo le chiese cristiane avventiste ed i Testimoni di Geova, che insegnano con toni diversi che dopo il giudizio finale i peccatori saranno puniti con la distruzione eterna. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Presso l'Induismo, il Sikhismo ed altre religioni orientali si crede nella reincarnazione; secondo questa filosofia, la morte rappresenta un passaggio naturale (tanto quanto la nascita) tramite il quale l'anima abbandona un involucro ormai vecchio per abitarne uno nuovo (il corpo fisico), fino all'estinzione del karma ed alla conseguente liberazione definitiva. Per questo motivo l'idea della morte viene affrontata con minor struggimento interiore. Molti antropologi ritengono che le sepolture degli uomini di Neanderthal in tombe scavate con cura e adorne di fiori siano la testimonianza di una primordiale fede in una sorta di aldilà. Alcuni considerano che il rispetto per i defunti e per la morte (più o meno allegorizzata) sia istintivo all'uomo. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Tratto da Wikipedia |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Per il Panteismo
(il termine "panteismo" deriva dai termini greci pan = "tutto" e
theos = "dio"), "tutto è Dio", o meglio "il Tutto è Divino", e cioè,
c'è una identificazione fra Divinità e Natura. |
|||||||||||||||||
Eraclito considerava come un problema di cui render conto: all'interno della sua concezione panteistica la morte non è altro che un ritorno nell'"unità e comunanza del cosmo", dove l'individuo si dissolve e acquisisce l'immortalità, benché in senso impersonale. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Per Platone, che subiva l'influsso delle dottrine orfiche, la morte equivale alla separazione dell'anima immortale dal corpo corruttibile e all'inizio di una nuova vita dell'anima individuale. La concezione platonica suggeriva un atteggiamento di serena accettazione della morte, almeno per il filosofo, che si cura dell'anima e non del corpo. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
In una prospettiva già ‘esistenziale’ si pone il sistema epicureo, che nega che la morte sia un male, non perché momento di passaggio all'immortalità, ma in quanto assoluta insensibilità derivante dalla cessazione della vita organica. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Prospettiva esistenziale e prospettiva metafisica sono invece connesse nello stoicismo, per il quale la serena accettazione della morte è conseguente alla consapevolezza che alla morte sopravviva un'anima (corporea) come parte dell'anima del mondo. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
L'idealismo tedesco, soprattutto con Hegel, riproporrà l'antico tema della immortalità impersonale in una prospettiva panteistica, prospettiva peraltro comune agli autori del Romanticismo tedesco (Novalis, Hölderlin): la morte individuale è per Hegel un momento dello spirito universale, che comprende nel suo sviluppo storico i destini dei singoli. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Per Feuerbach, il concetto di morte individuale è espressione della finitezza dell'uomo, riscattata soltanto dall'infinità dello spirito di cui l'uomo è partecipe |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
L'esistenzialismo intende la morte come "situazione" decisa, come possibilità esistenziale sempre aperta e tale che in base a essa soltanto, intesa come limitazione dell'esistenza, è possibile valutare e comprendere la vita. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
La morte di Didone (1631) | Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
« Fui pervaso fin nel più profondo del cuore dal sentimento dell'impermanenza di tutte le cose che mi era stato trasmesso da mia madre. La vita umana era effimera come i petali avvizziti, spazzati via dal vento. La nozione buddhista dell'impermanenza (mujo) faceva parte del mio essere più intimo. Niente nell'universo intero può resistere al tempo. Tutto ne viene travolto, tutto è condannato a scomparire o a mutare. Anche lo spirito, come la materia, è chiamato a trasformarsi, senza mai poter raggiungere la permanenza. Per questo l'uomo è costretto ad avanzare in solitudine, senza alcun appoggio stabile. Come è detto nello Shodoka, neppure la morte , che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Soltanto l'impermanenza è reale » (Taïsen Deshimaru, "Autobiografia di un monaco zen", traduzione di Guido Alberti. Titolo originale: Autobiographie d'un Moine Zen) |
|||||||||||||||||
Tratto da Wikipedia |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
La morte è anche una figura mitologica molto popolare, presente in forma più o meno differente in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale. |
|||||||||||||||||
Tratto da Wikipedia |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
L'iconografia occidentale rappresenta la morte in genere come un sinistro mietitore: uno scheletro vestito di un saio nero, che impugna una falce fienaia. Come tale, è ritratta anche in una carta dei tarocchi ed appare sovente in letteratura e nelle arti figurative. |
|||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
|
|
||||||||||||||||
Conseguenze sociali, usi e costumi rituali |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Nella cultura occidentale, il corpo del defunto viene in genere deposto in una bara. Nella quasi totalità delle culture, si celebra una cerimonia commemorativa detta funerale, durante o poco dopo la quale essa è inumata in una tomba (che può essere un loculo in un edificio cimiteriale o più tradizionalmente una fossa scavata nel terreno). La salma può anche essere cremata, in questo caso presso taluni popoli se ne conservano le ceneri, mentre presso altri si disperdono in corsi d'acqua o nel mare. Le diverse culture hanno riti e usanze differenti per rendere ossequio ai loro defunti: ad esempio, presso gli antichi persiani, per i quali sia la terra che il fuoco erano sacri, i cadaveri non erano seppelliti o bruciati per non contaminare i due elementi, ma lasciati a decomporsi su piattaforme sopraelevate; uso vivo anche presso alcune tribù di indiani americani. Le tombe si trovano generalmente accorpate in terreni civici destinati a tale scopo, detti cimiteri, ove il necroforo si occupa poi materialmente della sepoltura e delle altre operazioni tecniche e pratiche riguardanti le salme. I cimiteri sono generalmente considerati luoghi sacri. |
|||||||||||||||||
Giuseppe Ungaretti (1888-1979) - Sono una creatura |
|||||||||||||||||
Come questa pietra |
|||||||||||||||||
Giuseppe Ungaretti | |||||||||||||||||
Agonia - Di Giuseppe Ungaretti |
|||||||||||||||||
Morire come le allodole assetate |
|||||||||||||||||
Inno alla Morte - Giuseppe Ungaretti - tratto da Sentimento del tempo |
|||||||||||||||||
clicca per sentirla recitata | |||||||||||||||||
Amore, mio giovine emblema, |
|||||||||||||||||
La terra e la morte - Cesare Pavese |
|||||||||||||||||
Tu sei come una terra |
|||||||||||||||||
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi - Cesare Pavese |
|||||||||||||||||
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi |
|||||||||||||||||
Sulla morte - Kahlil Gibran |
|||||||||||||||||
Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte. |
|||||||||||||||||
Della testa di morto - Guido Gozzano tratto da Le farfalle. Epistole entomologiche |
|||||||||||||||||
L'Acherontia frequenta le campagne, |
|||||||||||||||||
Anna Achmatova (1896-1966) |
|||||||||||||||||
Tu verrai comunque |
|||||||||||||||||
Giulia Luigia Tatti | |||||||||||||||||
Note | Notte | ||||||||||||||||
Se un desiderio acuto ma irraggiungibile equivale alla morte odo accanto a mille solitudini ciò che, indicibile, ha colpito il mio fianco. Ritornerai, siffatto filo d' erba e di rugiada irrorato o, forse raggio di sole che torni a illuminarmi l' ombra? E, come ombra senza raggio di luna, canto, contro un chiaror di stelle il mio lamento e con la mano, volgo un bacio ad un salice che, pietoso, freme...
|
Cala il sipario ed è un fremito, un battito di ciglia. Lo stesso tempo che intercorre dal giorno della nascita a quello della morte ed io, che ancora posso, scrivo per voi un amore quel che ho vissuto, e di come, il cuore, procedeva col sogno che conobbi. Tutte le cose, mutano, e quelle belle, scorrono via come le acque, sospinte dal bordo di due ciglia che un torrente in piena ha sgretolato. Che importa sapere che i miei passi seguono le tue orme, se più in là, o altrove, ritroverò l' amore che mi hai promesso ? Un amore che il tempo ha assottigliato, ed è pur vero, che tutto ciò che l' uomo apprezza solo un istante, dura, o solo un giorno. Oscure Potenze, non fate, che il suo canto si disperda travolto dall' impetuosità del vento, non fate, ch' io non oda il riecheggiar del riso suo in vicoli bui senza la luna, ma lasciate che un silenzio, di musica intessuto, fluisca, ed accompagni il suono dei suoi passi.
|
||||||||||||||||
Giulia Luigia Tatti | |||||||||||||||||
Madame | Confini | ||||||||||||||||
Elegante signora raffinata s' avanza nel suo vestito nero preceduta da due maestosi sauri neri... li sento ansimare alle mie spalle. Un baleno, come frusta s' abbatte e in un fragor di rombo, un' altra foglia ritorna nel cuore della sua madre terra.
|
Ascoltando il silenzio un lontano richiamo smarrito nel tempo mi assale ... Sei tu? Si. Ti sento, ti cerco ed il vento mi abbraccia in un lento asciugare di gocce salate sul viso. Mi stai ancora chiamando? Fà presto, senza ch' io me ne accorga, con sorrisi armoniosi e sprazzi di luce a dipingermi un tempo restante che risuoni tenace e dimezzi le attese, di aurore, di valzer gioiosi, tramonti lucenti, vibranti, un confine ai miei sogni inesplosi. Forse esistevi da sempre all' ombra del mio incedere lento, nel fragore dei miei tristi silenzi, nel vibrare di emozioni scordate. Mentre corro, sotto limpide gocce di cielo, s' inebria di sole la mia solitudine. |
||||||||||||||||
La morte - F. De André (1940-1999) |
|||||||||||||||||
La morte verrà all'improvviso |
|||||||||||||||||
'A livella - Antonio de Curtis /Totò (1898-1967) |
|||||||||||||||||
Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza
Ogn'anno, puntualmente, in questo giorno,
St'anno m'é capitato 'navventura... 'O
fatto è chisto, statemi a sentire: "Qui
dorme in pace il nobile marchese 'O
stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore E
ncoppa 'a croce appena se liggeva: Questa
è la vita! 'ncapo a me penzavo... Mentre
fantasticavo stu penziero, Tutto
a 'nu tratto, che veco 'a luntano? Ate
che fantasia; era 'o Marchese: E
chillo certamente è don Gennaro...
Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo, Da Voi
vorrei saper, vile carogna, La
casta è casta e va, si, rispettata, Ancora
oltre sopportar non posso
"Signor Marchese, nun è colpa mia, Si
fosse vivo ve farrei cuntento, "E
cosa aspetti, oh turpe malcreato, "Famme
vedé.. - piglia sta violenza... Ma chi
te cride d'essere...nu ddio?
"Lurido porco!...Come ti permetti "Tu
qua' Natale... Pasca e Ppifania!!! 'Nu
rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
Perciò, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo, |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Caspar David Friedich |
|||||||||||||||||
Hikmet Nazim (1902-1963) |
|||||||||||||||||
La morte è giusta, dice un poeta persiano, |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Caspar David Friedich |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Sergio Corazzini (1886-1907): Il cimitero |
|||||||||||||||||
O morti ignoti, senza |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Salvatore Toma (1951-1987) |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
La morte ghermisce |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Dei Sepolcri - Ugo Foscolo |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
In morte del fratello Giovanni - Ugo Foscolo |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
A Zacinto - Ugo Foscolo | |||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Alla sera - Ugo Foscolo |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
In volo …verso casa - Lucia Tiziana Mignosa |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Contrasta il rosso intreccio papaveri su infiniti fili d’erba col niveo lenzuolo sul cinereo asfalto.
E’ silenzio oltre le grida di dolore è silenzio!
Distanti risa di bimbi ignari sotto questo assurdo azzurro vivo divergono con l’urlo dell’amore nello straziante momento del dolore.
E m’alzo insieme a te anima confusa contesa tra l’effimero della dura terra e il caldo abbraccio che senza tempo ama.
S’allontana allora quell’umana mano che verso il cielo invoca inutilmente vita dimentica che l’anima è vita e mai si perde.
E noi nell’invisibile abbraccio fluttuando leggeri ci allontaniamo dalle rosse case e dall’ondeggianti cime. E poi i laghi e i ghirigori d’acqua e l’immensità del mare …e lo stivale in tutta la sua bellezza davanti ai nostri occhi sbalorditi come una magnifica visione… appare!
E ancora ancora più su fino alla curva dell’orizzonte …é il fianco della terra che come per magia sempre più piccola… diventa.
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Non si muore solamente | |||||||||||||||||
Le persone non muoiono soltanto quando smettono di contare giorni a volte semplicemente vanno via e altre il corpo lasciano a pascolare mentre il canto della follia la loro mente intona.
Quando della morte uno dei suoi aspetti incontri che sia quello ufficiale o uno dei due non riconosciuto tale è sempre uno strappo al cuore che non può non fare male.
Tutti abbiamo sempre dato credito al fatto che morire come qui s’intende sia il male più pesante che mai possa capitare a noi ancora uomini di così poca fede.
Eppure anche gli altri due non posseggono buchi nelle tasche del tormento quando nel secondo sai che c’è ma è passo altrove e negazione di presenza nel terzo invece gli occhi si colmano d’aspetto ma il singhiozzo si fa pozza nel dolore dell’assenza. |
|||||||||||||||||
Nel Tempo - Luciano Somma |
|||||||||||||||||
Non sento più il garrire delle rondini Nel mio giardino reso malinconico Da un’aria spesso troppo irrespirabile Dal fumo nero che esce da discariche.
Addio dunque al terreno non più fertile Fatica di mio padre e di mio nonno Eredità che lascerò ai miei figli Solo una foto ormai sbiadita e inutile.
All’orizzonte vedo tante nuvole Sui miei domani ormai sempre più sterili Negli occhi sento scendere una lacrima Il treno parte-scenderò alla prossima. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
’A Freddigliosa |
La Freddolosa |
||||||||||||||||
Vincenzo Cerasuolo |
|||||||||||||||||
Se more semp’ ’e friddo…nun piglia maje calore; arrobba vita e ammore… pe’ se puté’ scarfà’.
Ma nun ll’abbasta maje…sta ’ncerca ogne mumento; …e senza sentimento… acchiappa addò va va.
Lle songhe tutt’euale…cu ’e stracce o c’ ’a cravatta: ’e ppiglia, ’e spoglia, ’e sfratta… e annure ’e va a pesà’.
Chest’è ’a giustizia ’e Dio… pure si porta ’o chianto. …Ma quanta vote ’o canto… s’aìza p’ ’a chiammà’!
Però, quanno t’attocca…che fifa ca te vene: t’ ’o ssiente dint’ ’e vvene… ’o ffriddo ’e chella llà. |
Ha sempre freddo…non prende mai calore; ruba vita e amore… per potersi riscaldar.
Ma non le basta mai…è in cerca ogni momento; …e senza sentimento… prende dovunque va.
Le sono tutti uguali…con stracci o con cravatta: li prende, li spoglia, li sfratta e nudi li va a pesar.
Questa è la giustizia di Dio… anche se arreca pianto. …Ma quante volte il canto… le si eleva a chiamar!
Però, quando a te toccache fifa che ti viene: lo senti nelle vene… il freddo di quella là.
|
||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Distacco - Luca Capua |
|||||||||||||||||
Vedere un treno partire e sentirsi morire.
Non vedere alcun treno, in una stazione morente che ormai non è più nemmeno stazione, ma uno scheletro corroso dal lento divenire dell’imperterrito male.
Trattenere con ogni forza, una lacrima straripante, l’anima fuggente oltre i terreni binari della vita.
Sentire il quotidiano pavimento scricchiolare, cedevole, sotto il plumbeo peso delle braccia, stringenti un corpo assente. |
|||||||||||||||||
L’ADDIO | |||||||||||||||||
È tempo, ora, che t’accompagni sulla soglia del tempo, per far sì che ti vesta di luce nuova. La vita mi passa dentro ricordando tutto ciò che con te ho condiviso. Guardo la mia mano, cresciuta tanto da diventare più forte della tua. Papà, quanto è dura lasciarti, continuare il mio viaggio su gambe tremule, ferite dall’addio. Il tempo è sabbia cruda che scorre a testa in giù, dentro quell’assurda clessidra che chissà quale mano volta. Incurante della pioggia che ci bagna il viso, che poi se sono lacrime o acqua ancor meno gli importa. Spetta solo a noi decidere l’importanza che per noi avrà chi ci lascia, come fiori orfani. |
|||||||||||||||||
© Miriam Ballerini | |||||||||||||||||
Attendo la Morte - Fabrizio Corselli |
|||||||||||||||||
Annuso accanto a me lo stantio odore della morte le cui trecce grigie, sul collo sono ancora disciolte come cappio altresì lento sul corpo di un condannato.
Ne sento il gusto amaro di fiele e morbido veleno tra papille gustative, arrossate, oramai divelte e decimate ancora dalla sua falce di nero argento;
ora più non la sento, poiché dei miei sensi il tatto è l’unico che ella ancora non seduce o più allieta.
Quanto è crudele morire, ogniqualvolta il mio cuore si spegne e s’acquieta senza poterne sfiorare il volto.
L’agogno, l’attendo, ed essa ritarda con crudo cinismo ed io fermo e composto alla fermata dell’autobus, mentre aspetto che di quel veicolo si aprano le porte, tetre, oscure, altresì fiammeggianti nella loro trasparenza per lasciare intravedere di quel fato che alcuna via concede un lungo ed interminabile sentiero di pene e dolori.
Un altro biglietto, io non l’ho comprato, non ho un soldo, poiché del ritorno la lieta lusinga non mi è concessa.
Tutti, lì accanto a me, muoiono, chi prima o chi dopo nell’attesa del loro riposo, ed io rimango solo, in quella fermata senza compagnia alcuna e senza conforto.
Ogni anima ai miei occhi s’assottiglia e sparisce, quasi, in una bruma evanescente come vapor acqueo su di una lastra di vetro, mentre la loro voce stride come il dito ritorto e convulso nella vissuta discesa verso il limite di una fossa dal gusto d’inatteso sopruso.
“Controllo l’orario, e per le cinque è segnata la mia fine, ma sono in anticipo su di essa, così ne attendo la lieta pausa”
L’Autobus si ferma e fuoriesce dalle portiere il conducente che ossuto reca sulla propria targhetta una scritta in calce: Caronte, sono io traghettatore di morti e anime disperse.
Così nel ritrarre la mano in prima istanza, e ancora, nel mostrare il mio unico biglietto consunto da un viaggio assai breve per un comune uomo, le porte si chiudono, poiché esso è scaduto.
Solo ora, facendone dovuta attenzione, mi rendo conto che per il suicidio non vi è alcuna fermata, poiché il sottrarsi alla Morte, pur morendo, le toglie di tutti i piaceri il sommo gaudio. |
|||||||||||||||||
Ecco il Martiro - Rocco Fodale |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Quando tutto nella tua vita sembra scorrere tranquillo, d’un tratto il corpo ti rifiuta e ti trascina in punto di morte, e anche oltre, al di là del dolore e della sofferenza estrema. Il guaio repentino diventa tragedia se sei affidato a persone che ignorano la dignità e il rispetto umano del malato… |
|||||||||||||||||
Ecco il martiro, che sola e unica via, offre con mano d’Angelo pietoso.
Martir, dolo crudel all’occhio spento, e come in un duello viene offerta unica fuga giusta e degna pace.
L’Angelo deponente con la freccia indica il dì che muore al viandante e l’accompagna con sorella Morte verso il cammino che riede all’Eterno.
Corpo di Cristo, dilaniato quel dì, di tanto Golgota son ricco ora… Aceto e fiele dove muore il viso.
Tutto ricopre il corpo ormai il liquame e le mie dita attonite e di gelo implorano la forza ai sensi persi.
Non ci son più nel corpo steso orante.
Dall’occhio del mio Angelo Custode ormai sola carezza a me si accosta.
Ricco pensai d’esser in dignità, la malattia mostrai come blasone.
Mi fu levata ogni devozione, e dell’imago mia tutta insozzata banchettano le arpie ed i portantini…
“Guarda… sen va! Si volta, lui, e saluta…” e forse ancora nei suoi occhi neri desio vi è tanto, e tanto ancor da dire… ma tempo non ve n’è… è mezzanotte, il cuore è fermo, l’alma è ormai in Dio. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
La morte - Marco Pellacani |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Ascolto il mio respiro che piano, lentamente svanisce nel nulla assieme a piccoli sospiri; mi perdo nell’infinito mio presente che forse nessuno vede, poi m’addormento e mi sciolgo come neve al sole.... |
|||||||||||||||||
Descrizione d'un ritratto funebre - Claudio Cisco |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Da lassù, in uno strano sogno, Marietta mi narrò del giorno in cui morì, quel suo lontano ricordo del 28 settembre 1872.
Ancor limpido era il sole della mia giovinezza anche se lì fuori con pioggia e vento battea la morte alla mia porta e con voce certa ma affannata forte mi gridava: “Vieni Marietta, presto vieni”. Ricordo lontanamente che in un primo momento un brivido di paura m’assalia fino a farmi tremar ma poi aprendo nuovamente gli occhi il composto sguardo di mio padre il mio coraggio mi ridiede e mentre un prete mi donava l’estrema unzione, io sentivo di dover andare fra le secrete cose. Scendean dalle scale le mie cugine tristi apparentemente ma contente e fredde nell’animo, mi facean pena vederle illudersi ancor di quella lor vana ricerca della terrena bellezza che come un fiore dal petalo si strappa e appassendo muore. Suonava l’organo un bimbo mai in vita conosciuto ma che allora sembraa d’averlo visto da sempre e in quella dolce musica stancamente mi si chiudean gli occhi mai rinnegando quella serena bellezza che sempre in vita m’avea contraddistinta. L’ultimo mio sguardo nel pallore della morte era rivolto verso mia madre che addolorata ma mai rassegnata l’ultimo bacio mi donava. Ed ora dopo che il tempo tante orme ha cancellato, i miei pensieri son tanti ieri che nell’ignoto fuggon lontano, ed il mio oggi così come domani è armoniosa luce.
E fu così che dal sogno mi destai completamente assente |
|||||||||||||||||
Morte solitaria in un cimitero deserto - Claudio Cisco |
|||||||||||||||||
Odore di morte, ricordi segnati da croci, paura angosciosa, solitudine senza fine, tristezza cupa, silenzio assopito, pianti accorati, rosario di dolore. Lumicini ardono, crisantemi ornano le tombe, fotografie di gente che non è più, ombre vaghe di cipressi, aria che trema di fiamme e di preghiere, io che diverrò cenere, sarò ombra di nulla, niente rimarrà di me: e quale conforto potrò avere, perduto tra volti sbiaditi di fotografie d’epoca, dagli occhi tristi dei posteri? Una bimba inginocchiata su una tomba, col cuoricino infranto e gli occhi che s’apron a stento, unisce le sue labbra e per due volte le dischiude supplica e singhiozza un nome santo, il nome della sua mamma. Un angelo sceso dal cielo su lei schiude le ali, e non visto, nelle mani raccoglie quelle stille viventi per il suo Signore. Io, smarrito, da solo, come un uccellino spaurito, vado per le vie di un cimitero deserto. Con la mente nel buio cerco la mia tomba. Qui dentro tutti mi somigliano loro morti davvero, io defunto dentro, con i morti ci so stare. Io muoio pian piano così nel triste rosario delle cose che non han ritorno ma tutto rimarrà com’era, la mia vita è inutile, nessuno mi ricorderà, nessuno s’accorgerà che sono andato via. Io solo nella vita, io solo con la morte addosso. Tomba abbandonata in un angolo oscuro, faccia sbiadita dal pianto, occhi già ciechi nel buio, rughe sul mio viso ancora giovane. Anima mia stanca, ricordi che non avuto mai, sogni svaniti nel nulla, speranza affievolita dal tempo, amore che non mi riscalda più, giovinezza che non è più mia, morte che mi viaggia accanto. Questo son io, altre parole non servono. Eppure la voglia di gridare, di ridere forte, di spaventare la morte, c’è ancora dentro me. Eppure sono figlio della luce, brillo sotto il sole, ho ali per volare, un cuore per amare, una mano tesa ancora c’è, ma il mio sangue è fragile per vivere, troppo fragile! getto via l’acqua pur assetato di vita e chissà, forse qualcuno mi capirà, mi darà il suo sorriso, mi salverà. No, il buio, no! Ma poi torno in grembo all’eterno destino. Il tempo è crudele con me, mi strappa via dalle cose che sentivo più mie. La vita è una corsa inarrestabile, gli anni scivoleranno su me ed io non potrò più fermarli, so bene che soffrirò, invecchierò, piangerò tanto, morirò. Aspetterò in silenzio, questo tempo nemico della bellezza sciuperà il mio corpo, trascinerà via la mia ultima fiamma, disperderà ogni mia speranza, qualcun altro la raccoglierà. Tutto fugge e va via veloce ed io mi accorgo che non mi resta niente, forse solo una lacrima perduta in fondo al mio cuore, forse solo il bene che ho dentro che mi fa amare di più. Ed io sto male e piango in silenzio nel buio della notte, nascondo nel pianto la mia poesia. Signore, dammi la forza di supplicarti ancora, di chiederti amore. Le mie parole in una preghiera, volano in cielo e fanno piangere Dio. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Nulla eterno - Claudio Cisco |
|||||||||||||||||
Non vi fate sedurre, non esiste ritorno, non c’è nulla dopo, morrete come tutte le bestie divorati da vermi. |
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Anna Maria Guarnieri: Il percorso della vita | |||||||||||||||||
5 vite - Gianni Sapere |
|||||||||||||||||
Mi ritroverai nelle briciole |
|||||||||||||||||
Chi mòre tace… - Paola Durantini |
|||||||||||||||||
Chi mòre tace e chi vive se dà pace! Li proverbi nun sbajeno se sa… e l’antichi sapeveno parlà…
Ma er tempo passa… e io nun me conzolo; solo ner sogno sò filice… e volo! Però ciò ‘na speranza e nun sò sola… speramo che nun sia ‘na grossa sòla! |
|||||||||||||||||
Te ne sei annàta… - Paola Durantini |
|||||||||||||||||
Te ne sei annàta e nun ritorni più e mò me guardi certo da lassù!
Er còre de ‘na madre è sempre vivo, puro si mò se trova tra le stelle… proseguo la mia strada e sopravivo perché tu m’hai inzegnato cose bbelle.
Te ne sei annàta e nun ritorni più.. ma sò che m’ami puro da lassù! |
|||||||||||||||||
In memoria… - Paola Durantini |
|||||||||||||||||
Il dolore può farmi impazzire e l’assenza mi strazia la mente, ma la vita non deve finire… con coraggio sorrido alla gente.
…Non più lacrime sul suo bel volto, non più rughe che solcano il viso… ma uno sguardo al cielo rivolto, di chi, ormai, vede già il Paradiso. |
|||||||||||||||||
La commare secca… - Paola Durantini |
|||||||||||||||||
La Commaraccia viè quanno je pare…
|
|||||||||||||||||
Death |
|||||||||||||||||
Stride la lama a spazzare il rumore caduca vita
assordante silenzio dell'oscura signora
Gocce di sangue cremisi quei petali ultimo volo:
copre il volto cinereo sogghigna l' ombra nera
|
|||||||||||||||||
Margherita Rimi | |||||||||||||||||
Veglia | |||||||||||||||||
Ci avvicina e ci mette a distanza il nodo alla gola che non si dispone
Inghiotto. Il gelo è lì è tutto sul letto sugli occhi ancora terreni
Mi devi guardare non siamo più al riparo mi devi restare Un dolore malato se può più guarire
Attraversiamo una notte di spalle Corpo nel corpo a salvarti
Da dove non posso arriva la morte. |
|||||||||||||||||
Santoro Salvatore Armando | |||||||||||||||||
La morte sa aspettare | La via dei crisantemi | ||||||||||||||||
La morte m’accarezza i pensieri, scivola nella mia mente e si materializza dall’inconscio come immagine vera e vincitrice. Ella vezzeggia i sogni della gente, fa sperare ad una vita migliore, in un mondo diverso dove gli angeli accompagnano senza celarsi le anime semplici di chi ha creduto in loro.
La morte a volte m’insegue, la vedo nascosta tra le nuvole che s’alzano dai bombardamenti, la intravedo tra le macchine accartocciate sulle corsie autostradali, mi beffeggia quando sguazza sfuggente tra i bagliori delle tempeste, mi ammicca dai cornicioni degli ospedali, mi circuisce quando un male m’assale.
La morte non rispetta alcuno. Per il povero a volte è una liberazione, ma lei lo sfugge; e il ricco irride perché non tratta il prezzo e non la può comprare.
La morte è attorno a noi e sa aspettare.
(Lillianes 23/03/03 23.03)
|
Novembre nulla mi offre, se non l’orme andate, di passi stanchi trascinando un vaso giallo di crisantemi da deporre sopra una zolla che nasconde un’urna.
E tutt’attorno a centinaia m’invade un paesaggio ancora colorato di crisantemi gialli o rosseggianti che sfilan mesti tra file di cipressi verdeggianti.
E l’orme andate pare ancor sentire, sopra la ghiaia che sembra sfrigolare, e che riporta i passi ormai sepolti dei nostri affetti che stanno ad ascoltare.
E quei viali, che accolgono le salme, tanti rimpianti e un mondo di dolore, sol per un giorno presentano un colore nuovo di vita, una passione antica che ritorna, un voler bene che nel cuore vibra.
E si riaffacciano affetti ormai finiti, rimpianti per una parola detta male, per una carezza che non si è donata, e sembra che dall’urna giunga al cuore un voce smorzata che ti dica: “Sempre son mamma tua, che Dio ti benedica”.
(Boccheggiano 29/10/2006 21,23)
|
||||||||||||||||
Alberto Liguoro | |||||||||||||||||
I MORTI | |||||||||||||||||
|
Ombre che viaggiate lassù, ogni emozione diventa nulla, ogni ora è fallace e noi siamo perduti.
Ombre che viaggiate quaggiù nelle nostre idee, ricordi, ed angosce, guardate i mostri dentro di noi che non ci abbandonano e aiutateci a reggerne, almeno, il fardello.
Ombre dei nostri sogni, e dei nostri rimpianti, illusioni, desideri, e rimorsi, via… lontano… volate! E’ giorno ormai, da ricominciare.
Ombre che viaggiate dovunque, in metropolitana, nelle onde radio, satelliti e scooter, nel d.n.a. e nelle menti degli uomini, viaggiate in un limbo senza futuro, fateci dunque capire qualcosa della nostra fine; perché noi vivi siamo già morti.
Nessun segno, vento, deserto… E’ questo un segno? I morti danno speranza ai vivi.
Via… Svanite!
|
||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Roma 22/09/2012 N 85 | |||||||||||||||||
Partita a scacchi con la morte | |||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
LA CONCEZIONE DELLA MORTE
La morte ha qualcosa di paradossale: pur essendo uno dei momenti più significativi nella vita di una persona, perché la conclude e perché intorno ad essa il pensiero ha elaborato riflessioni e rappresentazioni a non finire, non è traducibile in alcuna esperienza. Ai fini di un'esperienza di vita è, in tal senso, molto più importante il dolore, anche perché di questo noi possiamo conservare un ricordo, che poi può servirci per sopportare meglio il dolore la volta successiva. Il dolore ci fortifica, la morte ci distrugge o, se vogliamo, ci libera dal peso di un dolore insopportabile, vero o immaginario che sia, sempre che la morte sia per così dire "naturale" e non ci colga di sorpresa Noi possiamo avere esperienza solo della morte altrui, che ci addolora in misura proporzionale ai sentimenti provati per quella persona in vita. Il motivo per cui non riusciamo ad accettare la morte è dovuto al fatto che per istinto rifiutiamo l'idea che ci venga a mancare una persona amata. Altri motivi sono più astratti: ci chiediamo p.es. che senso abbia la morte di un bambino o la morte di un adulto che dalla vita non ha ottenuto che dolori. Ma una vita che abbia condotto un'esistenza normale, di regola avverte la morte come un fenomeno naturale, che pone fine a una vita che si sta logorando. E' proprio la consapevolezza di veder deperire fisicamente il corpo che induce a vedere la morte come una soluzione liberatoria. Anzi, si potrebbe dire che si avverte la fine come prossima quando la vita in generale, il suo trascorrere nel tempo, le forme in cui essa si manifesta non risultano più idonee a proseguirla e vengono in sostanza percepite, o meglio, sentite, come un peso insopportabile. Il corpo è un involucro soggetto a decomporsi: quando si comincia ad avere consapevolezza di questo, si comincia anche a desiderare di vivere una nuova condizione. Questo processo evolutivo può essere tranquillamente applicato alla storia di tutte le civiltà. E' proprio il concetto di tempo, la percezione del suo trascorrere, che ci mette in condizioni di comprendere se determinate forme di esistenza possono essere considerate irreversibilmente superate o no. Non c'è modo di stabilire a priori, se non in maniera molto vaga e astratta, quando avverrà la transizione da una forma di vita a un'altra. Il problema vero infatti non è tanto quello di sapere il momento esatto, quanto piuttosto quello di attrezzarsi per affrontare quel momento in maniera adeguata. Bisogna cioè fare in modo che il processo avvenga nella maniera più naturale possibile, nel rispetto dei tempi che ci sono dati di vivere: le transizioni sono sempre dolorose, poiché costituiscono una rottura col passato e l'ingresso in una condizione d'esistenza del tutto nuova, in cui inizialmente ci si muove come principianti. Diciamo che, in generale, quanto più si è capaci di agire in maniera responsabile, accollandosi le fatiche della transizione, tanto meno drammatico sarà il suo esito. Si tratta di compiere un lavoro personale e collettivo, poiché l'essere soggetti a una parabola evolutiva è un destino comune a ogni essere umano e a ogni civiltà. Qualunque anticipazione arbitraria della nostra fine o della fine di una civiltà è indice sicuro di alienazione. Chi fa della morte il significato della propria vita in realtà è già morto. Non si può attribuire alla morte un significato più grande di quello che si deve attribuire alla vita, appunto perché della morte noi non possiamo avere alcuna vera esperienza. Le correnti di pensiero filosofiche e teologiche che preferiscono considerare l'attimo della morte più importante della prosaicità della vita quotidiana, generalmente vengono annoverate nel filone dell'irrazionalismo. Le civiltà che smettono di credere nei valori umani concludono la loro esistenza nella maniera più tragica possibile: distruggendo altre civiltà e in sostanza autodistruggendosi.
L'IDEA DI MORTE
Se la morte di un essere umano fosse qualcosa di assolutamente sconvolgente, le sue conseguenze sarebbero irreparabili. Invece la vita continua. Questa stessa espressione generica "la vita continua" la intendiamo in riferimento a quella terrestre; in realtà dovremmo intenderla in riferimento alla vita in generale, quella, per intendersi, dell'universo, di cui la terra è parte e di cui, in fondo, gli esseri umani sanno ancora molto poco. "La vita continua" è un'espressione metafisica, che va al di là dell'apparenza. La vita continua "per tutti" - così andrebbe interpretata. Cioè la vita è un concetto che include la morte e che caratterizza l'intero universo. La morte, dunque, è solo trasformazione. La morte fa parte della vita, nel senso che ne è un aspetto fondamentale, imprescindibile. La morte dà addirittura significato alla vita, poiché una vita senza morte non sarebbe umana o terrestre, non apparterrebbe neppure all'universo. Nell'universo infatti tutto ha un inizio e una fine. Combattere la morte o ritardarla artificialmente significa andare contro la vita, e quindi vivere nell'illusione, al di fuori della realtà. Voler vivere a tutti i costi è non meno innaturale che voler morire a tutti i costi. Voler vivere da eroi è non meno alienante che voler morire da martiri. La vita e la morte sono aspetti naturali che andrebbero vissuti in maniera naturale, secondo le leggi della natura. E nella natura la morte, in realtà, non esiste se non come forma di passaggio. La morte è l'anticamera di una nuova vita. Tutto è trasformazione. Vita e morte fanno parte di un immane processo di trasformazione, di cui noi non vediamo né l'inizio né la fine. La consapevolezza di questo dovrebbe portarci a relativizzare le questioni personali, i limiti soggettivi. Ognuno di noi fa parte di una specie particolare e al tempo stesso universale: il genere umano. Ciò che conta in realtà non è né la vita né la morte, ma la dignità dell'essere umano, l'essenza della sua umanità. Vita e morte coincidono quando è in gioco la difesa del valore del senso di umanità. Aver paura della morte, quando è in gioco questo valore, significa non saperlo vivere con coerenza, sino in fondo L'unica cosa di cui bisogna aver paura è proprio questa incapacità a essere naturali, a vivere con naturalezza la propria umanità. Tra vita e morte, dal punto di vista fisico, non c'è alcuna differenza: la morte non è che la modalità del passaggio da una forma di vita a un'altra Essere attaccati a una forma di vita in modo da precludersi l'interesse per l'altra forma è segno di follia. Come d'altra parte il contrario. Disprezzare questa forma terrena di vita in nome di una forma che ancora non si può vivere, è segno d'immaturità. Tutelare il diritto alla vita al punto da negare quello alla morte è indice di visione ideologica delle cose. La vita di per sé non è un valore, ma solo una condizione in cui il valore può essere vissuto. Non si può tutelare una forma a prescindere dal suo contenuto, altrimenti si rischia di fare della forma un contenuto fine a se stesso. Se la vita, come forma, fosse un contenuto, la morte potrebbe anche essere considerata come un contenuto equivalente, anzi alternativo. Vivere o morire sarebbero la stessa cosa, poiché entrambe potrebbero pretendere un'assolutezza esclusiva. Invece, se c'è una forma che non può avere alcun contenuto, questa è proprio la morte. La morte è una forma destinata a rimanere priva di contenuto, una condizione in cui il valore non può essere vissuto in alcun modo. L'unico valore che la morte possiede è quello che noi le attribuiamo in rapporto alla vita. Una qualunque religione che predichi un paradiso nell'aldilà e che quindi ponga una netta demarcazione tra vita e morte, è inevitabilmente contraria all'idea di perenne trasformazione. In ultima istanza è una religione che odia la vita in quanto ama solo una possibilità di vita completamente diversa. Religioni di questo genere finiscono nell'alienazione mentale o restano comunque una forma di filosofia rassegnata. Spesso, per evitare queste forme di alienazione, si finisce col credere che l'unica vita possibile sia quella - carica di contraddizioni antagonistiche - che si vive sulla terra e che la morte (da evitare se non da odiare con tutte le forze) costituisca la fine di tutto. L'alienazione del cattolicesimo si è trasformata, nel protestantesimo, in cinismo. |
|||||||||||||||||
Preso da Homolaicus | |||||||||||||||||